Maddaloni: Ennesima testimonianza di una situazione diventata ormai ingestibile per coloro che risultati positivi al virus; molti si sentono abbandonati da tutte le istituzioni, abbandonati a loro stessi.
Oggi, ci è pervenuta l’ennesima testimonianza di una ragazza risultata positiva. La 20enne ci racconta il suo calvario, dalle sue parole, dalla sua voce riusciamo a percepire la sua sofferenza, la sua rabbia tipiche di una ragazza della sua età a cui è stata negata per un lungo periodo di tempo, la sua libertà.
“ Sono una ragazza di 20 anni che fin dai primi sintomi si è auto-isolata poiché temeva di esser positiva e di poter esser fonte di contagio. Pochi giorni dopo effettuo un primo tampone che subito risulta positivo; il centro diagnostico dove l’ho effettuato invia da subito tutta la documentazione all’asl della mia città.
Ecco da qui inizia il mio calvario. Mi sento abbandonata da tutti, abbandonata dalle istituzioni e mi ritrovo a dover combattere per un qualcosa che mi spetta di diritto; sono stata contattata dall’asl dopo innumerevoli sollecitazioni soltanto dopo 13 giorni dal mio tampone; ne effetto un secondo questa volta dall’asl anche esso positivo.
L’asl , alla comunicazione del tampone da loro effettuato, mi comunica che il tampone a cui era stata sottoposta nel centro privato non è da loro discriminato poiché non effettuato in un centro da loro accreditato. Ad oggi mi ritrovo a dover attendere ulteriormente per effettuare il tampone dell’asl oppure farlo a pagamento in uno dei centri accreditati.
Questo è un sequestro di persona, è un’ingiustizia, è solo lucro.
Una persona che non può permettersi un tampone a pagamento, che deve fare? Deve morire? Siamo abbandonati a noi stessi e nemmeno i medici di famiglia sanno consigliarci”
Questa testimonianza ci ha fatto riflettere molto, soprattutto l’ultima parte:
“Una persona che non ha un lavoro, e che non ha disponibilità economiche cosa deve fare?
Le istituzioni dove sono?