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La strage della stazione di Bologna. Oggi il quarantesimo anniversario

ACCADDE OGGI 40 anni fa la strage alla stazione di Bologna. In questo giorno particolare anche il parlamento della legalità internazionale si unisce alla voce di tante istituzioni e di tutta l’Italia. “Chiediamo Verità e giustizia quella che non fa capo a nessuna retorica e che miri semplicemente a dare voce al pianto e alla disperazione di chi ha perso un familiare in questo eccidio che ancora attende giustizia” con queste parole Nicolò Mannino presidente del parlamento della legalità internazionale esprime l’opinione a nome di tutta la grande famiglia del movimento presente sul tutto il territorio nazionale.

Un ricordo indelebile: era il 2 agosto 1980, in una calda e afosa mattinata estiva, alle  ore 10.25 nella stazione centrale di Bologna scoppia una bomba. L’attentato più sanguinoso registrato in Italia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale a oggi. Le vittime furono 85, ma non tutti i corpi furono ritrovati

Una data che difficilmente si dimentica e che l’orologio fuori dalla stazione ricorda ancora. Lì il tempo si è fermato quando una bomba contenuta in una valigia abbandonata, è esplosa nella sala d’aspetto della stazione.

L’orologio all’esterno della stazione di Bologna, distrutta dall’esplosione della bomba esplosa il 2 agosto 1980, fermo sulle 10.25, l’ora della strage. ANSA

Quel terribile giorno persero  la vita  85 persone, oltre 200 rimasero ferite. Quel giorno per molti italiani erano cominciate le ferie estive e Bologna rappresentava un punto di partenza e di arrivo.

Una pagina drammatica della storia italiana, uno degli atti terroristici più gravi del secondo Dopoguerra negli “anni di piombo”.

Molti furono i corpi che non furono recuperati di cui denunciarono la scomparsa e che si trovavano nei pressi della stazione. Di Angela Fresu, una donna che probabilmente si trovava accanto alla valigia contenente il tritolo non si troverà mai il corpo. Disintegrata dal forte impatto . L’Italia è sconvolta. Nessuno aveva immaginato ad un attentato, infatti  si ipotizzò l’esplosione della caldaia, poi arrivata la sera la dolente notizia. Decine di medici, militari, vigili del fuoco, uomini delle forze dell’ordine lavorano per giorni senza sosta in mezzo alle macerie per trovare qualcuno ancora sopravissuto. L’autobus 37, usato come ambulanza per portare via a gruppi i feriti, è divenuto insieme all’orologio della stazione fermo sulle 10,25, uno dei simboli di questa tragedia.

Il 6 agosto, quattro giorni dopo la strage, la città onorò le vittime con funerali di stato e una grande manifestazione in piazza Maggiore, alla presenza dell’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini e del sindaco di Bologna Renato Zangheri i quali, durante un breve discorso, chiesero «giustizia e verità»

Dopo anni quella di Bologna è ancora una ferita non rimarginata e la città e l’Italia intera ricordano ancora increduli l’accaduto.

 

I PRIMI APPUNTI DEL CRONISTA DELL’ANSA SUL POSTO

 

 

Ho ripreso in mano i fogli dei miei primi appunti scritti la mattina del 2 agosto 1980 in stazione a Bologna. Poco prima l’esplosione aveva squarciato la sala d’attesa, il ristorante Camst, aveva investito i taxi sul piazzale e le carrozze del treno 13534 Ancona-Basilea fermo sul primo binario. Era un caldo sabato mattina di esodo per le vacanze e quello doveva essere, per la cronaca, l’argomento del giorno: le code ai caselli, le file all’autogrill… Quel boato, avvertito come un colpo al cuore, mi aveva fatto subito correre a perdifiato dalla redazione Ansa, distante poche centinaia di metri, dove ero entrato in organico appena il giorno prima. Devastante l’impatto: polvere e lamenti, macerie e corpi straziati, choc e terrore.

La biro ha subito fissato sul primo di quei fogli i frammenti di memoria del mio primo impatto con la strage: ‘coinvolte 3-4 vetture del 13534’, ‘gente scaraventata dall’altra parte del marciapiede’ o ‘sotto il treno’, ‘prima ipotesi caldaia’, ‘dieci morti’ (per quello che si poteva vedere in quel momento), ‘10.25 orologio bloccato’. Per dettare notizie e aggiornamenti, assieme ad un altro collega che mi raggiunse – non c’erano tablet e pc, non c’erano internet e social, non c’erano cellulari e network allnews – utilizzai l’unico telefono rimasto funzionante nell’area, quello della cabina controllori Atc in piazza Medaglie d’Oro, concesso per le esigenze dettate dall’emergenza. Una giornata drammatica e infinita, conclusa a tarda notte alla Medicina Legale in via Irnerio. Ogni fotogramma di quei momenti è impresso nella mia memoria. Un ricordo che non si potrà dissolvere. Per non dimenticare, mai.

 

 

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel giorno del ricordo interviene con una nota  “In occasione del quarantesimo anniversario della strage della stazione,’Oggi si può solo chiedere scusa’”.

Conte su Twitter: “Dobbiamo Squarciare il velo che ci separa dalla verità”.

Nicolò Mannino presidente del parlamento della legalità internazionale e Salvatore Sardisco vice presidente nel giorno del ricordo chiedono “verità e giustizia”.

A distanza di 40 anni di dolori vissuti non solo dai famigliari delle vittime, ma dall’Italia intera, tutti gridano ed hanno sete ancora della verità. Perchè solo con la verità che è stata negata per mezzo secolo si potrà trovare un pò di pace.