Napoli. Atleti, volontari ed accompagnatori. E’ il ‘popolo’ dell’ Universiade di Napoli 2019 a cui rivolge l’appello Michele, il papà della piccola Diana, di 6 anni, alla ricerca disperata di un donatore di midollo per cercare una via di guarigione alla rara sindrome immunodepressiva che l’ha colpita. “Sabato prossimo, in piazzale Tecchio, proprio davanti allo stadio San Paolo simbolo dell’Universiade Napoli 2019, per mia figlia e per altri bambini con malattie rare – dice Michele – verranno allestiti dei gazebo dall’Admo, l’Associazione donatori di midollo osseo, per il prelievo dei tamponi salivali. Mi rivolgo ai napoletani che in
altre circostanze hanno dimostrato la loro grande solidarietà ma anche alle migliaia di giovani da tutto il mondo
che sono in città per i Giochi. Sono loro i potenziali donatori che stiamo cercando”.
“Anche Diana ama lo sport, è una piccola amazzone, la mascotte della scuderia di Agnano dove correva e dove, spero momentaneamente, ha dovuto lasciare i suoi cavalli”. Nell’autunno scorso, la piccola è stata ricoverata prima a
Napoli, poi a Roma e la diagnosi non ammette repliche: Diana è affetta da aplasia midollare di grado severo che colpisce 2 persone su 1 milione.
“Le giornate almeno passano più allegre – commenta il padre – Ma è stato un inverno difficile. Io ero a Napoli con Giulia che quest’anno ha finito la quinta elementare, mia moglie a Roma con Diana. Rossella riusciva a vedere Giulia una volta ogni due o tre settimane e io nei weekend correvo da loro a Roma”. Eppure Diana è nata sana, poi all’improvviso la comparsa di una malattia per la quale, nell’80% dei casi, ancora non si trova una spiegazione. “Aveva dei lividi sulle gambe, li ha notati mia moglie – afferma Michele – Io un po’ li ho sottovalutati, quei lividi, dicevo che la piccola, dopotutto aveva 5 anni. Poi, però, sotto gli occhi, sono comparse macchie rosse”. Da lì è iniziato un calvario fatto di medici, ospedali, ricoveri. “Riusciamo a gestire la situazione che stiamo vivendo sempre con il sorriso, forse per la disperazione che proviamo – confessa – Un equilibrio in una condizione scomoda”. Una donatrice, compatibile con la bambina, all’ultimo minuto ha rinunciato all’espianto ed è per questo che nell’appello raccolto dall’Ansa, Michele e Rossella, i genitori di Diana tengono a rassicurare i potenziali donatori: “il trapianto non è doloroso e neanche invasivo. Con pochi giorni di impegno il donatore che speriamo di trovare per noi o per altri piccoli ammalati che conosciamo con la stessa sindrome salverà la vita di un bambino, una vittoria da medaglia d’oro”.