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L’ex alleato si pente e il ras la prende male: “Avevo paura”

San Marcellino/Villa di Briano. L’ex alleato si pente e lui si lamenta col cognato. E’ questo uno dei retroscena che emerge dall’indagine che giovedì scorso ha portato i carabinieri all’esecuzione di tre misure cautelari.

La gola profonda al tempo preoccupò il clan e in particolare il reggente di Lusciano è Bruno Lanza. Colui che prende male quella sua decisione è invece Claudio Giuseppe Virgilio, il ras di San Marcellino e dintorni. Agli inquirenti Lanza parla di un Virgilio arrabbiato al punto da farsi vedere in un paio di circostanze nei luoghi frequentati dal cognato per fargli sapere del suo stato d’animo. “Una volta al circolo a Lusciano e una volta a casa sua si era lamentato del mio pentimento” confessò Lanza, mostrandosi a sua volta inquietato per quell’azione.

Riferimenti al peso della moglie nella scelta e parole che non lasciano tranquillo Lanza che comunque continua a parlare. Non è l’unico. Sono in totale cinque i collaboratori di giustizia sentiti dall’Antimafia nell’ambito dell’indagine che ha portato a tre arresti. Il più pesante è anche il più recente, Nicola Schiavone.

Oltre a Virgilio, già detenuto al momento della notifica dell’ordinanza, sono stati spediti in carcere anche la moglie del 42enne, Angela Gargiulo, 31 anni, di Lusciano. La donna è figlia di Luciano Gargiulo, detto “Calimero”, un tempo referente di zona per il clan Bidognetti, deceduto in carcere in regime di 41 bis, e il fratello Nicola, 44enne di San Marcellino, incensurato, imbianchino. I reati contestati sono di associazione di tipo mafioso ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.

Secondo l’accusa Virgilio avrebbe estorto denaro per anni per conto del capoclan dei Casalesi Antonio Iovine, attualmente collaboratore di giustizia, ad un’ impresa di distribuzione e commercializzazione di caffè, per la cifra complessiva di 150mila euro. In carcere dal 2017, Virgilio, avrebbe continuato a ricevere tramite la moglie e il fratello, anche le tangenti pagate da altri imprenditori. Virgilio fu catturato dopo un periodo di latitanza nel 2017, perché ritenuto responsabile degli omicidi di Antonio Bamundo, Gennaro Di Chiara e Nicola Villano. Per la Dda di Napoli – come emerso dalle indagini e come confermato da numerosi collaboratori di giustizia – Virgilio sarebbe diventato il referente del clan dei Casalesi nei territori dei Comuni di San Marcellino, Frignano e Villa di Briano, con il potere di gestire estorsioni anche in territori limitrofi non direttamente rientranti nella sua zona di influenza.