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Sport, azzardo e ristoranti del clan: sentenza per 16. Assolto ex presidente Ortese

Casal di Principe/Orta di Atella. L’avevano ribattezzata Operazione Doma. Quattro lettere che per alcuni indagati hanno rappresentato un autentico incubo con cui convivere per 3 anni e mezzo. Due di loro sono anche conosciuti nel mondo dello sport, locale nel caso di Aletta, nazionale per il fantino Minopoli.

 

Entrambi stasera, alla lettura del verdetto, hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. Il tribunale di Napoli ha infatti mandato assolto perchè il fatto non sussiste Michele Aletta, storico presidente della Real Ortese e grande conoscitore di calcio (fu lui a scoprire il primo dei fratelli Insigne): il pm aveva chiesto nei suoi confronti 12 anni per concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso, ma i giudici lo hanno scagionato, accogliendo la tesi difensiva del suo legale, l’avvocato Vittorio Giaquinto. Proscioglimento invece per Mario Minopoli, rappresentato dall’avvocato Paolo Trofino, per il quale è stata esclusa l’aggravante mafiosa.

 

Non sono mancate le condanne per coloro che sono stati processati con l’ordinario (il rito abbreviato si è concluso nel luglio 2017 in primo grado). Tra le più elevate spiccano quelle a 17 anni di reclusione per Massimo Russo detto “Paperino” e a 16 anni e 6 mesi per Francesco Russo. Inflitti 6 anni e 6 mesi a Giovanni Rotondo.

Condannato il collaboratore di giustizia Roberto Vargas, a due anni e otto mesi. Poi, pene tra 8 e 10 anni sono state inflitte ad alcuni imprenditori. Dodici anni e mezzo sono stati comminati, invece, a Giugliano Martino (detenuto al 41 bis), cognato di Massimo Russo, esponente di spicco del gruppo  Russo e della fazione Schiavone del clan dei Casalesi.

L’inchiesta

Gli indagati, sono ritenuti, a vario titolo, responsabili del delitto di associazione per delinquere di tipo mafioso, nonché dei delitti di trasferimento fraudolento di valori, estorsione, illecita concorrenza cori minaccia o violenza e riciclaggio.

 

L’attività d’indagine, ha consentito di svelare come la famiglia Russo si sia imposta quale gruppo mafioso maggiormente attivo non solo nella classica gestione delle estorsioni ad imprenditori ed a commercianti, ma soprattutto nella gestione, sia direttamente che attraverso imprenditori consapevoli e compiacenti, in diversi casi stabili alleati dell’associazione di tipo mafioso, di molte delle principali attività economiche svolte sul territorio controllato.

Il clan Russo in particolare si è imposto come entità economica operante sul mercato legale, avvalendosi, tuttavia, della capacità di intimidazione derivante dal vincolo associativo. cosi acquisendo posizioni dominanti in settori economici come il fiorente mercato del noleggio e della gestione delle apparecchiature elettroniche da intrattenimento (slot machine e videopoker). Nel mirino anche l’ippica, il mondo della ristorazione e l’imposizione del caffè.