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“Faceva la prostituta”: la confessione choc del boss. Sommozzatori in azione per cercare il cadavere

Marcianise. Sembra tratta da un romanzo la storia raccontata da Domenico Belforte. Ma invece di una copertina rilegata, in calce c’è un numero di protocollo di una Procura. E invece degli scaffali di una libreria quella storia è in un verbale interrogatorio finito ieri mattina sul tavolo della Corte di Assise che sta esaminando il giallo della morte di Angela Gentile, l’ex amante del capoclan di Marcianise sparita nel nulla dal 1991.

 

Le parole di Belforte costituiscono l’ennesimo ribaltone di un mistero che va avanti ormai da troppi anni e che la Dda ha voglia di chiudere per sempre per fare giustizia alla vittima e soprattutto a sua figlia, cresciuta poi proprio a casa di quell’uomo che, oltre ad essere suo padre, è stato anche l’assassino di sua madre. Da meno di un mese anche reo confesso: “Ho ucciso Angela perchè faceva la prostituta” ha dichiarato il capoclan al pm Landolfi provando a fornire il motivo della lite sfociata poi in assassinio. Perchè il boss, stando a quanto da lui dichiarato, non voleva ucciderla. Quella mattina, dopo aver accompagnato la bimba a scuola, si erano dati appuntamento a Marcianise, rione San Giuliano.

 

Belforte sostiene che avrebbero litigato e lui avrebbe estratto la pistola per intimorirla, ma sarebbe partito fortuitamente un colpo che ha centrato la donna al petto. Una versione che presenta ancora molte zone d’ombra, così come da chiarire sono le fasi successive al delitto.

 

Il boss ha riferito alla Dda di aver dato mandato a due persone (Salvatore Giuliano e Domenico Marrocco) di disfarsi del cadavere che sarebbe stato gettato nei Regi Lagni. Nessuno dei due potrà però confermare in quanto sono deceduti. Anche per questo, appena acquisite le dichiarazioni del capoclan, i sommozzatori hanno effettuato una ricognizione nel punto indicato (nel tratto tra Marcianise e Succivo), ma dopo 27 anni le possibilità di ritrovare i resti della donna sono pressochè inesistenti.