VALLE CAUDINA. Era stata condanna ad anni 12 di reclusione per aver diretto ed organizzato il clan Pagnozzi, allorquando fu tratto in arresto il marito Domenico Pagnozzi, consorteria operante a cavallo delle province di Benevento ed Avellino, con diramazioni a S. Giovanni a Teduccio nonchè con comprovato recente radicamento addirittura nella città di Roma.
La condanna fu confermata dalla Corte di appello di Napoli.
Ma in cassazione le questioni giuridiche sollevate nell’articolato ricorso redatto dall’avvocato Dario Vannetiello del Foro di Napoli, portarono i giudici della seconda sezione penale della Suprema Corte ad annullare la sentenza di condanna in quanto alcuni importanti temi tracciati dalla difesa non erano stati valutati dai giudici di merito.
Oggi si è svolto il giudizio di rinvio innanzi alla Corte di appello di Napoli – seconda sezione penale – presieduta dalla Dott.ssa Grassi e che ha visto come giudici a latere il dott. Rovida e la Dott.ssa Carapella.
Nonostante le precedenti decisioni avevano condiviso in pieno il teorema accusatorio e nonostante anche l’ Ufficio della Procura Generale oggi ha chiesto ed insistito per la totale conferma della sentenza di condanna ad anni 12 di reclusione, le penetranti e diffuse argomentazioni offerte nella appassionata arringa tenuta dall’avvocato Vannetiello hanno finito per convincere la Corte.
Il verdetto è stato sorprendentemente e completamente ribaltato ed i giudici hanno mandato assolta la signora Rame per non aver commesso il fatto.