Caserta. “Non vorrei mai che il pensiero unico imperante di Salvini e della Lega possa condizionare anche i sindaci di sinistra e gli amministratori animati da un autentico spirito progressista. Sento pertanto la necessità di fare un appello ai sindaci di Terra di Lavoro, a prescindere dai partiti di appartenenza”.
Si rivolge così Camilla Sgambato, componente della direzione nazionale del Pd, ai primi cittadini e agli amministratori dei comuni della provincia di Caserta all’indomani della scelta di diversi sindaci di grandi città, quali Napoli, Palermo e Firenze, di non attuare il Decreto Sicurezza nella parte relativa alle competenze e alle funzioni dei comuni.
“Il movimento di resistenza dei sindaci contro il decreto sicurezza ha conferito mandato per indagare i profili giuridici anagrafici derivanti dall’applicazione della legge n.132/2018 e, nelle more, ha impartito di sospendere qualsiasi procedura “che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alla procedura di iscrizione della residenza anagrafica”.
Il fronte che si sta aprendo a livello territoriale contro questo provvedimento è straordinario. Le leggi razziste, securitarie e repressive creano problemi enormi nelle nostre città, creando sacche di esclusione e di diritti negati.
Lasciare abbandonate a sé stesse migliaia di persone non significa certo garantire maggior sicurezza. Anzi. Nel migliore dei casi lavoreranno in nero, oppure, peggio, saranno alla mercé della criminalità”, continua la dirigente nazionale democratica che poi cita l’attivismo messo in campo da talune associazioni civiche e sociali.
“È stato elaborato, da Alterego-La fabbrica dei diritti, un primo modello di delibera “che smonti un pezzetto della legge n.113/2018 proprio nella parte in cui prevedendo l’impossibilità per il richiedente, titolare di un permesso di soggiorno per richiesta asilo, di iscriversi all’anagrafe si pone in piena violazione dell’articolo 26 della Convenzione di Ginevra e comporta una grave limitazione al godimento di quei diritti che la nostra Carta Costituzionale individua come diritti fondamentali.
L’iscrizione all’anagrafe, infatti, rimane lo strumento tramite il quale si consente ai poteri pubblici di pianificare i servizi da erogare alla popolazione; inoltre essa è da sempre presupposto per l’accesso ad altri diritti sociali e civili, come l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale; l’accesso all’assistenza sociale e concessione di eventuali sussidi previsti dagli enti locali”.
I comuni, dunque, hanno tutto il potere di istituire quest’albo e garantire ai richiedenti asilo l’iscrizione anagrafica. Hanno dunque la possibilità di coniugare il buon senso e l’umanità con la forza del Diritto.
“Si tratta, dunque, di un modello di delibera che mettiamo nelle mani dei Comuni solidali che realmente vogliono contrastare gli effetti di questo decreto.
La partita per la gestione dei centri Sprar e per i regolamenti di polizia locale dei nostri Comuni è, infatti, ancora aperta.
Anche in quel caso gli amministratori potranno decidere da che parte stare: se dalla parte della cieca obbedienza a delle leggi disumane, che condannano migliaia di persone alla marginalità rendendole carne da cannone per le Mafie, oppure dalla parte della “sicurezza dei diritti” di tutti e tutte noi”, conclude Sgambato (Pd).