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Clan vira sui videogiochi: “Qui ormai comandiamo noi”. Spunta tariffario: 200 euro a locale

Marcianise/Capodrise. Duecento euro a locale. La tariffa dei Quaqquaroni sulle slot ormai può considerarsi cosa conclamata anche nelle aule di tribunale. Nei giorni scorsi anche la Corte di Cassazione ha scritto la parola fine sulla stagione della ripresa delle attività estorsive clan Piccolo datata 2009-2011.

 

La Suprema Corte ha infatti cristallizzato le condanne per Andrea Letizia e Domenico Piccolo, congelando la pena soltanto per Michele Maietta (difeso dall’avvocato Giuseppe Foglia), per il quale sarà necessario un secondo round in Corte di Appello dopo l’annullamento con rinvio disposto dagli ermellini.

 

Tra le testimonianze decisive c’è quella di un imprenditore del settore dei videogiochi che ha svelato come quel gruppo che stava ridando slancio criminale ai Quaqquaroni dopo gli anni della faida stesse tentando una scalata a un settore storicamente molto florido per i rivali, quello del gioco d’azzardo.

 

Le macchinette installate non era più solo targate Belforte, come ha raccontato agli investigatori un imprenditore caduto vittima della rete estorsiva dei Quaqquaroni: “Mi dissero che sulla zona comandavano loro e per stare tranquillo ci si doveva mettere a posto e cacciare un pensiero mensile, altrimenti non mi avrebbero consentito di proseguire il mio lavoro”. L’uomo, socio di una ditta del settore , fu costretto a versare 1600 euro al mese in relaazione al numero di videogiochi installati in otto tra bar e locali siti a Marcianise e Capodrise.