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INTERCETTAZIONI. “Qua comandiamo noi”, blitz anticamorra: arresti in provincia. I NOMI

Acerra. Per loro Massa era un territorio di conquista fin troppo semplice per imporre la loro legge. “Noi ‘sto posto di merda lo governiamo;.sì, perchè esistono ancora i posti dove ci sono i baccalà…; …è proprio stocco, baccalà; vogliono fare i pescecani ma baccalà rimangono…”. Questa è una delle intercettazioni contenute all’interno dell’ordinanza notificata nei giorni scorsi, su mandato della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di sette persone.

Tra queste tre sono campani: si tratta di Sergio e Carmine Romano (53 e 51 anni), di Napoli, e di Giovanni Formicola, 67 anni, di Acerra. Gli altri quattro destinatari del provvedimento cautelare sono due massesi (Nicola Mari e il dipendente della Provincia Alessandro Puccetti), un calabrese (Massimo Di Stefano di Catanzaro) e un sardo (Fabrizio Micheli di Sassari). Per 5 di loro si sono spalancate le porte del carcere, per altri due invece sono stati decisi gli arresti domiciliari. Gli indagati a piede libero sono invece 8.

 

I reati contestati

L’operazione, che ha visto nella fase esecutiva odierna l’impiego di 60 Carabinieri del Comando Provinciale di Massa-Carrara, con il supporto dei militari delle Compagnia di Napoli e delle stazioni di Acerra, Porto Ceresio (Varese) e del Nucleo Cinofili di Pisa San Rossore, ha consentito di disarticolare una organizzazione criminale, radicata sul territorio apuano, dedita alla commissione sia di reati di natura estorsiva, posti in essere avvalendosi dell’aggravante del metodo mafioso, sia di reati di natura finanziaria relativi alla concessione di un numero indeterminato di finanziamenti bancari, basati sulla presentazione di documentazione fiscale falsificata.

 

Le perquisizioni

Nello stesso contesto sono state eseguite 19 perquisizioni, sia nel capoluogo apuano, sia a Napoli, Acerra, Porto Ceresio (VA) e Seravezza (LU) con l’acquisizione di numerosi documenti probatori e materiale informatico oltre al sequestro di un’attività commerciale, una tipografia nella quale venivano confezionati ad hoc documenti falsificati ed altro. Gli arrestati  si sono resi responsabili, in concorso tra loro, di numerosi reati contro la pubblica amministrazione, contro la fede pubblica, il patrimonio tra i quali emergono: turbata libertà degli incanti, falsità in atti di ogni genere, estorsione, truffa, perpetrati in provincia di Massa-Carrara e Lucca, in danno di persone fisiche e giuridiche (direttore di banca, imprenditori del settore, ristorazione/alberghiero/balneare, commercianti, Società finanziarie).

 

“Siamo unici al mondo”

Le vittime erano disperate ma questo non sembrava fermare il cammino degli indagati per riscuotere denaro, come emerge dalle intercettazioni “Mi butto sotto al treno…gli ho detto: ma fai quello che vuoi tu; prima ci paga l’assegno, poi si butta dove vuole lui…; …dì a tuo padre che i debiti si pagano e i peccati si piangono…; …noi Massa la governiamo, non la comandiamo, la governiamo…; …siamo le uniche persone al mondo che riescono a fare un prestito, senza farlo, e poi farcelo restituire, ah, ah, ah. Siamo devastanti”.