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Spaccio, caccia a due irreperibili: ecco chi sono. Pusher intercettati: “Cosa hai detto a carabinieri?”

Caivano/Marcianise. Due indagati mancano all’appello. E’ caccia ai due sfuggiti al blitz effettuato questa mattina dalla squadra mobile di Caserta tra il Parco Verde di Caivano e Marcianise. In manette sono finiti Pasquale Fucito (1982, Caivano); Domenico Sabatino (1995, Caivano); Giuseppe Serino (1982, Marcianise); Rosa Amato (1960, Caivano); Vincenzo Bellezza (1986, Caivano); Luigi D’Ambra (1990, Caivano); Massimo Di Martino (1973, Caivano).

 

Il gip Egle Pilla, di concerto con la Dda, aveva disposto la custodia cautelare e la perquisizione domiciliare anche per Raffaele V., classe 1991, e Francesco E., 1996, entrambi di Caivano.

 

Le intercettazioni

“Che domande ti hanno fatto le guardie?”: Il gruppo di spacciatori del famigerato Parco Verde di Caivano capeggiato da Rosa Amato, detta “Rosetta a’ terrorista”, sgominato oggi da un blitz antidroga della Polizia, per cercare di limitare i danni delle indagini cercava di fare pressioni – quando possibile – anche sugli acquirenti che venivano fermati durante controlli. La circostanza emerge dall’ordinanza di custodia cautelare a firma del gip Egle Pilla del Tribunale di Napoli.

 

Il 20 agosto del 2016 i carabinieri di Caivano fermarono due acquirenti e li portarono caserma per ascoltarli. Domenico Sabatino (uno degli arrestati, ndr) e un’altra persona non interessata da questa indagine, seppero che uno dei loro clienti, fermato dalle forze dell’ordine, si era detto disponibile a “vuotare il sacco”; per bloccarlo si appostarono all’esterno della caserma, a bordo di una macchina sulla quale gli investigatori avevano piazzato una cimice. Alcune donne avevano assistito alla scena del ‘fermo’ degli acquirenti e avevano informato gli uomini che uno dei ragazzi aveva pure detto che il pusher era riconoscibile in quanto aveva un tatuaggio sul petto.

 

L’appostamento, però, non ebbe l’esito sperato, e allora Domenico Sabatino contattò uno dei clienti fermati, del quale aveva il numero di cellulare, per convocarlo a un incontro. “Che domande ti hanno fatto le guardie?”, domanda Sabatino parlando al telefono. L’altro fa il vago: “Ci hanno detto: ‘Che state a fare qua, che state a fare qua…”. Sabatino non è convinto e quindi dà appuntamento al ragazzo. Di questo incontro non c’è traccia negli atti di indagini, perché non si è riusciti a ‘monitorarlo’. Ma è lo stesso Sabatino, che era sotto controllo, parlando più tardi con un uomo non identificato, a fare un resoconto puntuale: “L’ho acchiappato…non mi ero neanche accorto… gli sono corso dietro..l’ho incatastato… (bloccato, ndr) gli ho detto: di dove sei? Fraté, se hai detto qualcosa, io ti faccio, io ti dico… Dimmelo ora sei hai detto qualcosa… E lui: no, non ho detto niente. E io: dammi la tessera. Ho fatto la fotografia…”. Secondo gli investigatori Domenico Sabatino scattò una foto al documento di identità del ragazzo, assicurandosi così la possibilità di rintracciarlo qualora avesse scoperto che il ragazzo avesse reso dichiarazioni accusatorie.