Santa Maria Capua Vetere. Si è svolta questa mattina, all’interno dell’aula bunker del Tribunale, una nuova udienza nell’ambito del procedimento giudiziario sulle aggressioni ai detenuti avvenute nel carcere sammaritano il 6 aprile 2020. Gli episodi contestati vedono coinvolti diversi agenti della polizia penitenziaria, accusati di aver compiuto gravi atti di violenza.
L’udienza odierna, che avrebbe dovuto accogliere la deposizione del dottor Sperandeo – lo psichiatra incaricato dalla Procura di valutare eventuali traumi nei detenuti – è stata però rinviata al 18 luglio prossimo.
A motivare il rinvio è stata una contestazione formale da parte dei legali di alcuni imputati, gli avvocati Luca Tornatora e Carlo De Stavola. I due hanno infatti sollevato una questione procedurale di particolare peso: secondo la loro interpretazione dell’articolo 360 del codice di procedura penale, l’incarico conferito al consulente il 5 maggio 2020 avrebbe dovuto essere notificato agli indagati in quanto si tratterebbe di un accertamento tecnico irripetibile.
La mancata comunicazione, sostengono le difese, renderebbe le perizie prodotte da Sperandeo inutilizzabili nel processo. A supporto della propria tesi, gli avvocati hanno citato precedenti giurisprudenziali della Corte di Cassazione, secondo cui tale tipo di vizio può essere fatto valere fino al momento della sentenza di primo grado.
Di fronte a questa eccezione, il collegio giudicante ha deciso di prendere tempo: il consulente medico è stato congedato, e la Corte si è riservata di pronunciarsi sulla validità della testimonianza nella prossima udienza.
Il punto sollevato è di rilievo cruciale: le valutazioni dello psichiatra riguardano infatti la condizione psicologica delle presunte vittime, un aspetto centrale nella qualificazione penale del reato di tortura. La decisione della Corte, attesa per il 18 luglio, potrebbe incidere in modo significativo sull’andamento del processo.
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