
Castel Volturno. «È necessario un immediato intervento della Regione per scongiurare la chiusura del pronto soccorso del Pineta Grande Hospital di Castelvolturno». È il grido d’allarme di Raffaele Aveta, presidente dell’associazione provinciale “Terra di idee” e consigliere comunale del Movimento 5 Stelle a Santa Maria Capua Vetere.
«I vertici della struttura – spiega Aveta – hanno annunciato l’interruzione delle attività di ricovero e di pronto soccorso dal 18 luglio al 14 settembre, a causa di una situazione finanziaria delicatissima. La clinica, infatti, vanta ingenti crediti nei confronti della Regione per le prestazioni effettuate e i mancati pagamenti la stanno mettendo in ginocchio. Inutile sottolineare che si tratta di un presidio sanitario strategico per tutto il territorio domizio, specialmente in vista della stagione estiva che vedrà l’arrivo di turisti e l’incremento delle urgenze ed emergenze per un bacino di utenza vastissimo».
Secondo Aveta, «è necessario che la Regione, in primo luogo, intervenga ad horas per non privare il territorio di un punto di riferimento indispensabile. Ma, comunque, i vertici campani devono rivedere le linee di politica sanitaria che stanno fortemente penalizzando la provincia di Caserta. Penso, oltre che alla situazione drammatica di Castelvolturno, allo smantellamento progressivo che ha colpito, negli ultimi anni, l’ospedale Melorio di Santa Maria Capua Vetere, con la chiusura del pronto soccorso e il successivo depauperamento di ogni attività sanitaria. Non è più tollerabile che il diritto alla salute venga tenuto in così scarsa considerazione: Castelvolturno, Santa Maria Capua Vetere, Maddaloni, l’intera provincia di Caserta hanno bisogno di una rete di strutture e servizi in grado di garantire adeguati livelli di assistenza. È ora che Terra di Lavoro riprenda in mano il suo destino con una visione di insieme, basata su una seria programmazione e su sufficienti risorse, mettendo fine a gestioni miopi e totalmente sconnesse dalle reali esigenze dei cittadini».
Proteste dall’agro aversano
«Dal 18 luglio il Pronto Soccorso dell’Ospedale Pineta Grande di Castel Volturno chiuderà per tutta l’estate. Non parliamo di un reparto qualunque, ma del primo presidio sanitario a cui ci si rivolge in caso di infarto, incidente o emergenze gravi. È una notizia che, in silenzio, sta passando quasi sotto traccia, ma che rappresenta un colpo durissimo per la tenuta sanitaria dell’intero territorio».
A denunciarlo è Aldo Simonelli, consigliere comunale di Frignano (CE) del Movimento 5 Stelle, che ha diffuso un video girato proprio davanti all’ospedale, per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica su una situazione che definisce «gravissima».
«A causa del blocco dei rimborsi da parte della Regione Campania – parliamo di oltre 16 milioni di euro non ancora versati – la struttura è stata costretta a sospendere temporaneamente il servizio di Pronto Soccorso. Ma questa non è una semplice controversia tra pubblico e privato, come qualcuno vorrebbe far credere: è una vera e propria emergenza sanitaria territoriale che colpisce decine di migliaia di cittadini della fascia costiera nord della Campania», spiega Simonelli.
Pineta Grande rappresenta uno dei pochi presìdi sanitari operativi su un territorio storicamente fragile, ed è spesso chiamato a sopperire alle mancanze strutturali della sanità pubblica. «Invece di rafforzare questi presìdi – prosegue Simonelli – la Regione li abbandona, lasciandoli senza copertura e senza risposte. E il risultato è che interi comuni come Mondragone, Castel Volturno, Villa Literno e Cancello Arnone si ritroveranno, nel pieno dell’estate, senza un Pronto Soccorso attivo».
«Ciò significa ambulanze che impiegheranno il doppio del tempo per arrivare a destinazione, pazienti in pericolo, personale sanitario sotto stress e cittadini privati di un diritto fondamentale: quello alla salute», denuncia ancora Simonelli.
E conclude: «Dobbiamo uscire dall’ipocrisia: questa non è una crisi contabile, è una crisi di responsabilità politica. Quando salta un Pronto Soccorso, non salta solo un reparto. Salta un argine. Salta la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. E quando si rompe quella fiducia, il prezzo lo paghiamo tutti».