
Non sarebbe stato un semplice diverbio o un gesto mal interpretato a scatenare la violenta aggressione che ha portato alla morte di Nicola Mirti. Secondo quanto emerge dalle indagini, alla base del delitto ci sarebbero tensioni mai sopite, rancori risalenti nel tempo e contrasti riconducibili – con ogni probabilità – al mondo dello spaccio nella periferia nord di Napoli. A essere accusato dell’omicidio è Salvatore Sannino, 19 anni, già noto alle forze dell’ordine.
L’ipotesi investigativa
Gli inquirenti stanno seguendo principalmente la pista legata al traffico di droga e, in particolare, a possibili dissapori su accordi infranti. Secondo alcune testimonianze, tra la vittima e il presunto aggressore ci sarebbe stato un acceso scontro già nove mesi fa nel rione Monterosa, una delle roccaforti dello spaccio partenopeo. Un litigio degenerato in una colluttazione, che avrebbe lasciato strascichi profondi nei rapporti tra i due.
Salvatore Sannino, figlio di un uomo con precedenti penali e di una donna coinvolta in un’operazione antidroga anni fa nel Casertano, avrebbe covato un sentimento di vendetta mai sopito. L’incontro casuale avvenuto domenica mattina sul litorale di Varcaturo – nello stabilimento Palma Rey – avrebbe riacceso la scintilla. Una discussione, forse alimentata da provocazioni verbali, è degenerata in pochi istanti. Sannino ha estratto un coltello a scatto con una lama lunga oltre venti centimetri e ha colpito Mirti al torace con due fendenti. Il giovane è crollato a terra, sotto gli occhi attoniti dei presenti. I soccorsi sono stati tempestivi, ma per lui non c’è stato nulla da fare: è deceduto poco dopo l’arrivo all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli.
All’esterno del pronto soccorso si sono vissuti attimi di caos e rabbia: amici e parenti della vittima hanno cercato di forzare l’ingresso, in un clima carico di dolore. Intanto, Salvatore Sannino veniva rintracciato e fermato poco dopo il fatto di sangue. Durante l’interrogatorio davanti ai magistrati della Procura di Santa Maria Capua Vetere, ha scelto di non rispondere alle domande, avvalendosi della facoltà di non parlare.
La custodia cautelare
Attualmente Sannino si trova detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto. Il suo nome non era nuovo alle forze dell’ordine: era spesso presente nei contesti a rischio tra “Mugnano 2000” e i complessi popolari che circondano lo stadio Vallefuoco e la villetta Rodari, aree caratterizzate da un forte disagio sociale e da attività illecite. È in questi ambienti che, secondo le ricostruzioni, avrebbe incontrato più volte Nicola Mirti.
Un rapporto controverso
Gli investigatori stanno analizzando a fondo i legami tra vittima e presunto aggressore. Un rapporto dai contorni ambigui, forse di amicizia degenerata, forse di rivalità latente. Anche Nicola Mirti, d’altronde, aveva avuto precedenti con la giustizia. Il padre è attualmente detenuto, e lui stesso era stato arrestato poche settimane fa a Scampia mentre, in sella a uno scooter, cercava di disfarsi di un involucro contenente cocaina.
Un episodio che aveva acceso i riflettori sulla sua traiettoria personale, tra ambienti pericolosi e scelte discutibili. Nulla, però, che possa spiegare o giustificare un epilogo così tragico.
Una comunità sotto shock
A Mugnano la notizia ha sconvolto la comunità. I due ragazzi erano volti noti nei quartieri popolari, cresciuti negli stessi vicoli, tra gli stessi bar e comitive. Nicola, originario di Mugnano, si era trasferito a Marianella, dove abitava con i nonni paterni, ma tornava spesso nella città natale.