
MADDALONI. «Francesco Diana venne da noi per affittare una Range Rover SVR 2000 per dieci giorni. Ma dopo nemmeno due ore mi telefonò dicendo che la vettura era guasta».
È quanto ha dichiarato in aula il titolare di una società di autonoleggio dell’agro aversano, chiamato a testimoniare nel procedimento a carico di Francesco Diana e Tommaso Ragnino. I due sono imputati con l’accusa di tentata estorsione ai danni della proprietaria di due vivai a Maddaloni.
Durante l’udienza presso la prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere – presieduta da Giovanni Caparco, con i giudici a latere Francesco Maione e Patrizia Iorio – il testimone ha ricostruito l’episodio dell’automobile: «Io e Diana ci recammo a recuperare l’auto nei pressi della Reggia di Carditello, dove trovammo un certo Stefano. Dopo averla ritirata, portammo la macchina direttamente al concessionario. Ci fu spiegato che il guasto era stato causato da un utilizzo improprio del motore, andato in fuori giri, che aveva portato alla sua rottura completa. Diana si assunse la responsabilità e pagò il danno – pari a 7.000 euro – in due rate».
Il teste ha poi aggiunto: «A Stefano non ho dato più nulla, e onestamente non credo nemmeno che potesse permettersi di noleggiare un’auto di quel livello». Il processo riprenderà a fine giugno.
Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, Francesco Diana – imprenditore 48enne originario di San Cipriano d’Aversa e fratello dell’ex assessore Orlando Diana, coinvolto in un’indagine della DDA di Napoli sulle cooperative sociali – insieme a Tommaso Ragnino, 51 anni, di Maddaloni (già noto alle cronache giudiziarie per un’inchiesta della DDA sulle attività di spaccio nella sua zona), avrebbe utilizzato allusioni alla propria vicinanza al clan dei Casalesi per ottenere denaro con la forza dell’intimidazione.
Inizialmente era stata contestata anche l’aggravante della metodologia mafiosa, poi non confermata.
La prima persona a denunciare i due sarebbe un giovane di origini marocchine, residente a Maddaloni e attualmente detenuto nel carcere di Bergamo. Il ragazzo ha precedenti per il furto di mezzi agricoli, da cantiere e di automobili. Le indagini hanno preso il via in seguito alla denuncia della madre del detenuto, che ha riferito ai carabinieri di essere stata vittima di ripetute richieste di denaro da parte degli imputati.
Secondo l’accusa, Diana e Ragnino avrebbero chiesto complessivamente 40mila euro, suddivisi in tre versamenti (25mila, 12mila e 3mila euro), giustificati da presunti debiti contratti in passato dal figlio della donna. Le richieste sarebbero state accompagnate da minacce, riferimenti velati all’ambiente criminale e atteggiamenti intimidatori.
Uno degli episodi chiave riguarderebbe una vettura presa a noleggio dalla vittima per conto degli imputati, poi sequestrata durante un controllo delle forze dell’ordine. Il veicolo sarebbe stato utilizzato come pretesto per chiedere alla donna un ulteriore pagamento, presentato come “riscatto”.