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Firmano in 11, Cecere va a casa: è lui il sindaco più breve della storia della città

Capodrise. Poco meno di un anno per andare a casa, Nicola Cecere non è più il sindaco di Capodrise.

Nel pomeriggio di oggi 11 consiglieri comunali, 6 di maggioranza e l’intera opposizione formata da 5 esponenti, hanno firmato le dimissioni dal notaio De Caprio a Marcianise (Tommaso Fattopace, Enza Abussi, Michelangela Topa, Federica Montebuglio, Vincenzo Perri, Marcela Gigliano – Vincenzo Negro, Luisa D’Angelo, Nicola Belardo, Giuseppe Salzillo e Maria Sorbo).

Era nell’aria, lo avevamo scritto qualche ora fa, quando avevamo parlato del bluff e della partita di Poker: ‘servito’ agli occhi del popolo ma in realtà con 2 sette in mano.

Il sindaco spedito a casa nel giorno del suo 53° compleanno e della grande forzatura effettuata questa notte con il ritiro delle dimissioni senza aver negoziato con il gruppo di maggioranza più grande Capodrise Insieme.

Una fuga in avanti con la consapevolezza di avere le ore contate, giusto per festeggiare il compleanno da primo cittadino (uscente).

Un progetto quello con a capo Cecere che si è rivelato da subito un fallimento, per stessa ammissione della maggioranza tutta:

in quasi un anno non è stato fatto nulla di buono.

Capodrise langue sotto tutti i punti di vista, sono state perse occasioni importanti, cittadina completamente abbandonata, quasi irriconoscibile, un trend negativo mai visto a queste latitudini.

Una aggregazione formato maxi poco omogenea nata soltanto per fermare una nuova elezione dell’ex sindaco Vincenzo Negro.

I problemi sono nati da subito, tra i primi a lanciare l’allarme in maggioranza quelli del Pd già a settembre. Dopo diversi mesi le forze che hanno permesso a Cecere di indossare la fascia hanno compreso che con lui si andava sempre più a fondo e quindi con senso di responsabilità e dignità hanno chiuso la partita per il bene dei cittadini.

Non c’erano le condizioni per andare avanti, l’auspicio ora è quello che di cercare di portare al Governo della città una nuova classe dirigente.

Come testata giornalistica abbiamo previsto e azzeccato tutto, dall’inizio alla fine, ponendoci in modo critico nei confronti di un progetto che non poteva decollare.

Tutto quello che abbiamo scritto si è realizzato, ma non ci voleva la sfera di cristallo, bastava solo un po’ di buonsenso e la voglia di vivere in una comunità all’altezza della sua storia. Ora ci sarà tanto da fare, bisogna risalire la china.

La speranza è che i soliti notabili, i Mazzarini, i Mister X, i salumieri stiano lontani dai palcoscenici elettorali, ci sembra davvero il minimo dopo tutto quello che hanno combinato. State indietro…

LE DICHIARAZIONI DI CAPODRISE INSIEME

“Far eleggere Nicola Cecere – esordiscono – a sindaco di Capodrise è stato un errore.Non era il nostro candidato, alcuni di noi avevano espresso molte riserve, ma alla fine abbiamo accettato la proposta di “Siamo Capodrise” e lo abbiamo sostenuto con impegno e lealtà. Una lealtà che è durata dal 19 marzo 2024, giorno in cui abbiamo sottoscritto il patto fondativo della coalizione, fino al 14 maggio 2025”.

“In questo tempo, abbiamo sempre lavorato e sperato che potesse diventare il sindaco di tutti e governare la città, ma Cecere non è riuscito mai ad affrancarsi dal suo gruppo di riferimento ed è sempre rimasto il sindaco di “Siamo Capodrise” e dei suoi derivati. E poi abbiamo capito che non avrebbe fatto in 10 anni ciò che poteva fare in 5 minuti. La crisi che ha immobilizzato la città per quasi un anno si è consumata tutta all’interno di “Siamo Capodrise”. Si può essere fantasiosi come si vuole, ma la realtà cancella le bugie”.

“Certo – proseguono –, talvolta abbiamo criticato il sindaco, ma sono state sempre critiche di merito e di metodo: inadeguatezza, assenza di confronto, scarsa collegialità nelle decisioni, mancata attuazione del programma di governo, troppi interessi. A Capodrise si era creato un “terzo livello”, una sorta di regia occulta a cui erano demandate le decisioni, che aveva ridotto le parti politiche, la giunta e il consiglio comunale a meri organi di ratifica”.

“Invece di dimostrare di essere il sindaco della coalizione, Cecere ha sempre obbedito: si è dimesso, ha messo in discussione il patto nel quale era sancita la sua candidatura, ha esortato i consiglieri di maggioranza a liberarsi dalle forze politiche che li hanno candidati e sostenuti e, lui o chi per lui, ha dialogato con l’opposizione per sovvertire, con una compravendita di consiglieri, la volontà popolare, facendo pressioni su candidati del Pd”.

“Il 14 maggio – aggiungono –, l’atto finale. In una riunione al Comune, Cecere ha eseguito l’ultimo compito scrittogli da “Siamo Capodrise”: voleva che “Capodrise insieme” firmasse un nuovo patto con un nuovo programma, subordinato all’azzeramento della giunta e delle altre cariche istituzionali e maggiori poteri nell’azione amministrativa. Un accordo offensivo per noi e imbarazzante per lui, oltre che politicamente irricevibile”.

“L’atto di sfiducia – concludono – era l’unico strumento che avevamo a disposizione per riparare a quell’errore. È stata una scelta meditata, sofferta, ma necessaria, che ha interpretato il sentimento popolare. Ora, a tutti chiediamo, cittadine e a tutti i cittadini di Capodrise, di impegnarsi affinché inizi di una stagione politica più trasparente, libera e forte, popolare, democratica e orientata al bene comune”.

 

 

 

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