
CAPUA. Una lunga scia di intimidazioni, culminata in diversi episodi incendiari, è al centro del processo che vede imputato Gazmir Shahu, cittadino albanese di 39 anni, accusato di aver messo in atto attentati incendiari su mandato di una coppia che ambiva ad acquistare a prezzo stracciato l’abitazione del vicino.
Durante l’udienza tenutasi presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il pubblico ministero Gerardina Cozzolino ha avanzato la richiesta di nove anni di reclusione per Shahu, considerato il “braccio operativo” dei coniugi Claudio Sinapi e Annamaria Fortino. I due avrebbero assoldato Shahu e un suo connazionale, Likaj, per portare avanti una serie di azioni intimidatorie, culminate con l’incendio di sette automobili.
Il procedimento contro Shahu si svolge separatamente rispetto a quello che ha già visto condannati i mandanti: per i coniugi Sinapi e Fortino, infatti, il gup Daniela Vecchiarelli ha inflitto pene di quattro anni per estorsione e atti persecutori, mentre per Likaj è stata stabilita una condanna a tre anni e otto mesi per incendio doloso.
L’intera vicenda ha avuto origine nel momento in cui una famiglia ha acquistato un appartamento in piazza Di Rauso, a Capua. La stessa casa era oggetto d’interesse da parte dei Sinapi, che avrebbero reagito con una lunga serie di atti vessatori: porte graffiate con oggetti acuminati, tubature otturate con calce, ascensori manomessi, fino ad arrivare a vere e proprie minacce verbali rivolte al capofamiglia – poi deceduto – e ai suoi cari. Frasi del tipo “ti facciamo sparire”, “ti ammazziamo”, sarebbero state pronunciate in più occasioni.
Dopo che la proposta d’acquisto formulata dai Sinapi – pari a 70mila euro, cifra ritenuta offensiva dalla famiglia proprietaria – è stata respinta, la situazione sarebbe degenerata. Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Capua, i raid incendiari sarebbero stati la risposta alla mancata cessione dell’immobile.
Due tra i più gravi episodi sono avvenuti a novembre 2022 e maggio 2023, quando rispettivamente una Fiat 500 del padre di famiglia e una Citroën C3 della figlia sono state distrutte dalle fiamme. Gli investigatori ritengono che gli esecutori materiali siano stati compensati con somme modeste, in cambio degli attacchi contro i mezzi della famiglia presa di mira.
Il processo proseguirà a metà maggio con le arringhe degli avvocati difensori di Shahu – Paolo Di Furia, Romolo Vignola e Ilaria Blandini – chiamati a contrastare la richiesta della pubblica accusa.