GRAZZANISE/CASAL DI PRINCIPE. Con la scarcerazione di Antonio Mezzero, storico boss del clan dei Casalesi, si era riacceso nell’agro aversano il clima di paura legato alle estorsioni. L’arresto recente di Mezzero e dei suoi uomini ha spinto nuove vittime a raccontare ai carabinieri episodi di richieste estorsive, confermando come la libertà del boss avesse riportato tensione e omertà tra gli imprenditori locali.
Tra questi, un imprenditore del Sannio ha raccontato di essere stato avvicinato nel dicembre 2023 da un presunto emissario di Mezzero, che lo invitava a “mettersi in regola”. L’uomo aveva già segnalato l’episodio alla polizia, ma ha fornito ulteriori dettagli ai militari dopo il blitz che ha portato all’arresto di 14 persone.
Secondo il racconto, la scarcerazione di Mezzero (avvenuta nel luglio 2022 dopo 25 anni di detenzione) avrebbe causato una nuova ondata di paura: molti imprenditori, che prima collaboravano con la giustizia, avevano smesso di denunciare. L’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, coordinata dal pm Vincenzo Ranieri, ha interrotto questo ritorno all’ombra criminale.
Il racconto dell’imprenditore è ora parte degli atti depositati nel processo scaturito dall’operazione dello scorso ottobre, che ha portato al giudizio immediato per Mezzero e altri esponenti della sua rete. Tra gli imputati figurano i suoi nipoti Alessandro e Michele Mezzero, Davide Grasso, Giovanni Diana (cognato di un esponente del clan Zagaria) e Carlo Bianco, quest’ultimo accusato di estorsione. Altri, tra cui Pietro Di Marta, Pasquale Natale, Andri Spahiu e Pietro Zippo, rispondono di tentata estorsione e incendio.
Nel collegio difensivo sono impegnati numerosi avvocati, tra cui Alberto Martucci, Camillo Irace, Nello Sgambato e Paolo Raimondo. Il processo si annuncia complesso e vedrà alla sbarra diversi imputati accusati di associazione mafiosa e altri gravi reati.
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