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La parabola di un boss sanguinario: dopo 27 anni e un pentimento è tornato a chiedere il pizzo

San Felice a Cancello. Da stamani all’alba a San Felice a Cancello si respira un’aria più pulita per lo storico arresto operato dai carabinieri della compagnia di Maddaloni (capitano Federico Arrigo) del boss Clemente Massaro, ex ergastolano, ex collaboratore di giustizia che da un anno e 5 mesi era rientrato nel territorio che aveva insaguinato con il suo clan, uno dei più feroci della provincia, protagonista di una terribile guerra di camorra con gli acerrani.

Per il 70enne e la sua storica compagna, Antonietta Sgambato alias ‘ a sparatora (anche lei ex pentita), è stato emesso un decreto di fermo per estorsione aggravata e dopo le formalità di rito per loro si sono riaperte le porte del carcere. Era da un po’ che non frequentavano le patrie galere.

La parabola di ‘o pecuraro, una lunga scia di sangue

Una parabola davvero incredibile quella del boss alias ‘o pecuraro, arrestato a metà degli anni 90 dopo una lunga scia di sangue e di estorsioni, si era preso il trono che era stato di Mario Di Paolo ucciso a sua volta, ed era uscito vincitore dalla faida su San Felice contro quelli che erano vicini al clan di Acerra. Sempre spalleggiato dal figlio Francesco, che dopo il suo arresto (1996), per qualche anno, ne prese il posto fino al 2001, quando fu beccato con la pistola fumante ad Ercolano per fare un piacere al clan Birra.

Anni terribili, tantissimi omicidi, erano altri tempi.

I pentimenti

Nell’ottobre del 2004 il clan fu sgominato e si pentì proprio lui e poi il resto della famiglia, compresi i figli, il fedelissimo Tardi e qualche altro colonnello.

I collaboratori di giustizia del clan dei pecurari hanno riempito decine di migliaia di pagine di verbali raccontando molto anche di quelli che erano stati i loro alleati, contribuendo a far luce su delitti, ed estorsioni.

Per almeno 15 anni sono stati fuori dal territorio, la maggior parte di stanza al Nord con il programma di protezione, ma probabilmente e nonostante il pentimento avranno mantenuto rapporti con la gente del posto e alcuni parenti. Attraverso i social, soprattutto Messenger, utilizzando nomi e profili falsi.

Qualcuno a loro vicino, in piccolo, ha continuato a farsi qualche giretto in zona, sempre circoscritto senza mai dare nell’occhio, sfruttando il nome.

C’era una lista di negozi e attività, questo si dice.

La primavera terribile del 2019

Poi nella primavera del 2019, in occasione di un funerale, un paio di loro rientrarono per alcuni giorni a San Felice, questa è storia, e qualcosa accadde, ma fu solo una parentesi breve. Bastò quella visita per terrorizzare i ras rimasti sul territorio, quelli che abbiamo sempre definito del clan 2.0 o i signori della droga.

Furono giorni di tuono, alcuni che avevano dei conti in sospeso lasciarono il paese terrorizzati da quelle presenze.

Poi a dicembre 2023 Clemente Massaro ha chiuso il cerchio ritornando dopo 27 anni sul territorio in pianta stabile andando a vivere nella vecchia casa al vico Castello, dove è stato preso all’alba. La mattina poteva uscire.

Poche settimane dopo lo raggiunse definitivamente anche Antonietta.

Il carnefice a contatto con i parenti delle vittime

Dal primo giorno non è passato inosservato contribuendo ad alimentare anche un senso di sfiducia nelle istituzioni. Massaro in giro per la zona centrale avrà incrociato decine di volte i parenti di quelli che sono state le sue vittime.

Un controsenso, tanti hanno avranno pensato: Come è possibile che lo Stato possa permettere ad un elemento del genere che ha sparso sangue in più province, di stare ancora nella sua città?

E lui, come se l’orologio si fosse fermato agli anni ’90 non ha perso tempo, ha richiamato qualche picciotto e si è messo a girare con la compagna, terrorizzando imprenditori con le sue richieste e chissà quante volte sarà capitato di vederlo in un negozio e al momento del conto sfilare via.

Dall’avvento del nuovo capitano dei carabinieri, a settembre scorso, c’è stato il tempo di accendere i riflettori sul personaggio e sui suoi giri. Ora a suo carico ci sono intercettazioni e prove che lo potrebbero inchiodare.

Probabile che domani la Procura non convalidi il fermo andando ad emettere ordinanza e passando la palla per la competenza DDA al tribunale di Napoli con un’ordinanza ad hoc.

A 70 anni Massaro ha fatto come tanti altri boss che si sono pentiti, prima ha vuotato il sacco ottenendo benefici sulla libertà e poi una volta fuori dal programma, è tornato nuovamente a fare pressione, come se fosse un atto dovuto quello di riprendere da dove aveva lasciato, come se gli spettasse di diritto e non considerando che i tempi e i modi di fare le indagini sono cambiati, così come la gente, che evidentemente si è anche è stufata di questi soggetti. A chi ha denunciato si dovrebbe dare una medaglia…

 

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