
NOLA. Credeva di aver trovato l’amore. Lo cercava nei messaggi, nelle promesse, in una voce virtuale che gli parlava di sentimenti. Ma tutto era un inganno. Alessandro Ghinamo, 39 anni, non ha resistito al dolore: si è tolto la vita nel 2019, lasciando dietro di sé messaggi e parole che oggi pesano come prove.
A scrivergli era una ragazza che non esisteva. Una truffa nata a tavolino da una giovane coppia della provincia di Napoli, decisa a sfruttare i sentimenti di un uomo fragile per estorcergli denaro. Ogni mese, Alessandro versava fino a 500 euro per un legame che credeva autentico.
Nelle conversazioni trovate sul suo telefono dopo il suicidio, emerge non solo il gioco crudele dell’inganno, ma anche le minacce: la paura di essere denunciato, la vergogna, la pressione psicologica. Due giorni prima di togliersi la vita, Alessandro riceve un messaggio che lascia poco spazio all’immaginazione: “Verrai arrestato”.
Ma c’era di più. In una chat tra i due fidanzati responsabili del raggiro, lei scrive: “Mi serve un contatto falso, devo farlo innamorare di qualcun’altra”. Non era il solo. In aula è comparso anche un altro uomo, 50 anni, vittima della stessa rete.
Ora la giustizia fa il suo corso. La speranza è che, almeno, possa servire da monito.