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Antimafia teme i Belforte, capoclan al carcere duro

Marcianise. Il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha confermato il regime di carcere duro per Domenico Belforte, nonostante la Cassazione avesse precedentemente richiesto una nuova valutazione. Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), il clan sarebbe ancora attivo e capace di operare sul territorio.

L’analisi dell’Antimafia

I giudici hanno respinto il ricorso presentato dal boss, accogliendo la relazione della DDA che evidenzia come il gruppo criminale noto come “Mazzacane” continui a essere operativo. Tra le prove addotte dall’Antimafia, spicca l’arresto recente di Giovanni Anziano, considerato una figura di spicco dell’organizzazione, e di suo nipote Antonio Amoriello, entrambi accusati di estorsione ai danni di un imprenditore.

Un altro episodio citato nella relazione è la rocambolesca fuga di Antonio Delli Paoli, finito in manette a Strasburgo dopo aver inscenato una protesta davanti al Parlamento europeo, incatenandosi per attirare l’attenzione. Secondo la DDA, inoltre, diversi membri della cosca sarebbero ancora in libertà, rappresentando un segnale evidente della persistenza dell’organizzazione criminale.

Il tentativo di Belforte di ottenere un allentamento del regime

Domenico Belforte aveva presentato ricorso contro la decisione del Ministero della Giustizia, che nel 2023 aveva disposto un’estensione di due anni del 41bis. Dopo che il Tribunale di Sorveglianza di Roma aveva inizialmente confermato la misura, la Cassazione aveva accolto un’istanza del boss, ordinando una nuova valutazione sulla reale operatività del clan. Il Procuratore Generale, in quell’occasione, aveva parlato di una presunta “disgregazione della cosca Belforte”, elemento che aveva portato alla revisione della decisione.

Tuttavia, l’ultima sentenza ribadisce che il gruppo criminale mantiene una struttura attiva e pericolosa, confermando così il carcere duro per Belforte.