NAPOLI/SANT’ARPINO. E’ stato fermato dai carabinieri nell’aeroporto di Napoli Capodichino, ieri sera, vigilia del suo 41esimo compleanno, l’uomo che ieri è mancato all’appello dei destinatari delle misure cautelari emesse dal gip per i reati, contestati a vario titolo, di usura ed estorsione. Si tratta di Fabio Musella che al suo rientro da Ibiza ha trovato i militari dell’arma ad accoglierlo nell’aerostazione.
Ieri, i carabinieri, coordinati dalla Procura di Napoli, hanno eseguito infatti 14 dei 15 arresti emessi dal giudice nei confronti di una banda di usurai che applicava tassi di interesse esorbitanti alle sue vittime, tra cui figurano un medico e un dipendente del ministero per i beni e le attività culturali. Il blitz è scattato anche nell’agro atellano ed in particolare a Sant’Arpino: un indagato è stato portato in cella, l’altro è stato messo ai domiciliari.
Vittime convocate in palestra
“Ti spezzo a terra… puoi anche avere il morto in casa”. Venivano convocate, anche in una palestra di pugilato, e minacciate, anche con armi e mazze da baseball, le vittime di usura insolventi, quando le rate pattuite per la restituzione del debito non arrivavano. A documentarlo sono stati i carabinieri e la Dda di Napoli nell’ambito dell’indagine anti usura sfociata oggi in un’ordinanza del gip che ha disposto 15 arresti.
Dalle acquisizione dei militari dell’arma (nucleo operativo di Poggioreale, Nucleo Investigativo di Napoli e dei Gruppi Carabinieri di Napoli e di Castello di Cisterna) è emerso, per esempio, che a fronte di un prestito di 10mila euro bisognava restituirne 30mila in 24 mesi: 13mila nei primi 12 mesi e poi fino all’estinzione del debito altri 17mila.
Lo zampino del clan
Le indagini sono partite dopo la denuncia presentata da due fratelli, principali vittime della banda, tartassati in ogni modo possibile, anche facendo riferimento a una presunta contiguità con il clan Contini, componente di rango della cosiddetta Alleanza di Secondigliano. I reati, contestati, a vario titolo, sono usura ed estorsione ma la Dda (pm Alessandra Converso, procuratore aggiunto Rosa Volpe) ha anche ipotizzato l’aggravante mafiosa che però non è stata ritenuta sussistente dal giudice. I tassi di interesse inizialmente applicati dalla banda erano vertiginosi: sono state documentate anche richieste che sfioravano il 1000%.
Tassi vertiginosi
Pressioni impossibili da sopportare per le vittime che alla fine però riuscivano a ottenere importanti riduzioni comunque ben oltre il consentito: in un caso la richiesta era stata del 137,14% con tanto di rate “a fondo perduto” in caso di mancato rispetto dei termini di restituzione. Il debitore però era incapace di sostenere la restituzione di quel peso economico e la banda ha deciso di essere più clemente: alla fine a fronte di un prestito di 3500 euro ne sono stati restituiti solo 5900, per un tasso complessivo di 48,40%. Ma sono state documentate dai militari prestiti restituiti a tassi del 188%, 205% e anche superiori, per debiti di piccola entità, di qualche migliaio di euro.
Tassi che scendevano, ma sempre rimanendo ben oltre al tasso effettivo globale medio stabilito dal ministero dell’economia e della finanza, quando i prestiti erano nell’ordine di diverse decine di migliaia di euro. Spesso, quando le rate non venivano rispettate, le vittime convocate, anche in una palestra di pugilato, picchiate e minacciate – anche di morte – con armi e con mazze da baseball in pugno.
I nomi
Ordinanza di custodia cautelare in carcere per Angelo Alfieri, Giovanni Alfieri, Costantino Bacioterracino, Salvatore Cinque, Francesco Cosenza, Mirko Davide, Fiore Ferraro e Fabio Musella. Arresti domiciliari per Raffaele Cacciapuoti, Massimo Cerrato, Giuseppe Cimminiello, Leonardo Cimminiello, Vincenzo Cosenza, Lucia Ferraro ed Elisabetta Visco.