Caserta (Red Cro). Il Tribunale del Riesame fa en plein e rimette fuori dai domiciliari tutti i cinque arrestati nell’ambito dell’inchiesta della Procura sammaritana sulla corruzione al Comune di Caserta. Dopo il dirigente Franco Biondi e l’imprenditore Gioacchino Rivetti oggi è toccato a. Giovanni Natale, al dipendente comunale Giuseppe Porfidia e all’assessore Massimiliano Marzo. Tutti liberati dai domiciliari.
L’inchiesta riguarda i reati di corruzione, falso in atto pubblico, voto di scambio ipotizzati. Cadute le accuse – dovrà sapere nelle motivazioni – sostenute dall’accusa. In generale l’ipotesi degli inquirenti è che l’assessorato ai lavori pubblici, con la complicità di due ingegneri dirigenti dell’ufficio tecnico e di un funzionario comunale, abbia affidato «in maniera illegittima» una serie di lavori ad alcuni imprenditori amici, in cambio di diverse «utilità». La Procura sostiene che, perlomeno nei casi osservati, si è dato luogo prima all’affidamento di lavori con il carattere dell’urgenza e poi si sono perfezionate le determine, in un giro di «chiamate dirette» nei confronti di determinate aziende frutto di «un patto» di reciproco interesse: commesse in cambio di favori di natura economica o di pacchetti di voti. Fra i possibili protagonisti del «mercimonio del voto» – come lo ha definito il procuratore Bruni – ci sarebbe proprio uno degli imprenditori di fiducia di curia e Idsc, Raffaele Nunziante, il quale, ha spiegato la gip Daniela Vecchiarelli, durante la campagna elettorale per le elezioni comunali dell’ottobre 2021 vinte dal centro-sinistra con il sindaco Carlo Marino si adoperò per «comprare voti» al «prezzo di 50 euro ciascuno» per l’allora candidato e poi futuro assessore ai lavori pubblici Marzo (che risultò il più votato) per ottenere commesse una volta insediatasi l’amministrazione.
L’inchiesta che ha terremotato l’amministrazione del capoluogo campano ha scosso indirettamente anche l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Caserta (Idsc)e l’ex Macrico, l’area di 33 ettari nel cuore di Caserta, di proprietà dello stesso Idsc, da quasi venticinque anni al centro di una contesa fra chi vorrebbe renderlo totalmente inedificabile e restituirlo agli abitanti della città come parco pubblico e chi invece immagina dei progetti di «rigenerazione urbana» che prevedono anche diverse migliaia di metri cubi di cemento. Uno degli indagati a piede libero, Raffaele Nunziante – rappresenta con padre e fratello ditte di fiducia della curia casertanae dell’Idsc, che infatti gli affidano lavori di vario tipo, dalla ristrutturazione di chiese alla cura del verde dell’ex Macrico. Si tratta di un’indagine in cui è emerso un conflitto di interessi tra quelli pubblici e privati, e che quindi vede sullo sfondo il mercimonio del voto», ha spiegato in conferenza stampa il procuratore di Santa Maria Capua Vetere Pierpaolo Bruni. «Le attenzioni della Procura e dei carabinieri in un territorio come questo, si concentrano sulla pubblica amministrazione – ha aggiunto il colonnello Manuel Scarso, comandante provinciale dei carabinieri di Caserta –. Nel periodo in cui non abbiamo più i clan che uccidono e una criminalità violenta di strada, i campanelli d’allarme stanno nelle infiltrazioni della pubblica amministrazione. Quindi monitoriamo tutte le attività, quando abbiamo un campanello d’allarme, anche se non è criminalità organizzata, interveniamo. E come in questo caso abbiamo disvelato un sistema corruttivo».