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Portato in carcere a 80 anni dopo la condanna

 

CASERTA/CASAL DI PRINCIPE. E’ stato portato in carcere a 80 anni Francesco Corvino originario di Casal di Principe e residente a Caserta. Deve scontare nel complessso 4 anni e 10 mesi per un cumulo di pena (fu coinvolto in processi per droga e bancarotta).

Una notizia non passata inosservata per l’età del destinatario della misura.

orna in carcere a 80 anni Francesco Corvino originario di Casal di Principe e residente nel Rione Michelangelo a Caserta.

E’ quanto disposto dall’Ufficio Esecuzione Penale della Corte di Appello di Napoli che ha disposto la cessazione della detenzione domiciliare a cui era sottoposto Corvino, con il ripristino dello stato detentivo per l’espiazione di un cumulo di pene (per i reati di droga e bancarotta fraudolenta) complessivo di 8 anni e 4 mesi di reclusione da scontare 4anni e 10 mesi di reclusione.

“Gli over 70enni sono già 1.208, far tornare in carcere un ottantenne, come è accaduto a Caserta, con tutti i problemi di sovraffollamento e di emergenza che ci sono, è pura follia”. Lo sostiene, in una nota, il segretario generale del Sindacato di polizia penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo. Secondo quanto rende noto il sindacalista sarebbe stato notificato all’uomo, un ottantenne, un provvedimento dell’ufficio esecuzione penale della Corte di Appello di Napoli che ha disposto la cessazione della detenzione domiciliare a cui era sottoposto il detenuto, con il ripristino dello stato detentivo per l’espiazione di un cumulo di pene (per i reati di droga e bancarotta fraudolenta) complessivo di 8 anni e 4 mesi di reclusione da scontare 4anni e 10 mesi di reclusione.

“Purtroppo – aggiunge Di Giacomo – non è l’unico caso. Al 2023 i detenuti in carcere con 70 anni e più sono 1.208 (di cui 38 donne), mentre quelli da 60 a 69 anni sono 4835. Questo comporta – secondo Di Giacomo – grandi problemi prima di tutto di assistenza sanitaria e cura per buona parte degli over 70enni che, nell’80%, hanno particolari problemi di salute mentre negli istituti è ben nota la carenza di medici e personale sanitario. Tra le malattie più frequenti quelle infettive che interessano il 48% dei detenuti.

A seguire i disturbi psichiatrici (32%), le malattie osteoarticolari (17%), quelle cardiovascolari (16%), problemi metabolici (11%) e dermatologici (10%). Ancora, nelle carceri italiane il 40,3 per cento dei detenuti assume sedativi e ipnotici, il 20 per cento stabilizzanti dell’umore: ma solo il 9,3 per cento della popolazione carceraria ha diagnosi psichiatriche gravi. Infine c’è il tema della tossicodipendenza: un detenuto su tre ha una qualche dipendenza da sostanze stupefacenti”. “Un quadro allarmante che – continua Di Giacomo – dovrebbe orientare i magistrati per non appesantire la situazione tanto più che i detenuti anziani, ad eccezione dei capo clan e uomini di spicco della criminalità organizzata, vivono la detenzione in condizioni di maggiore difficoltà. Tutto questo aggravando il già pesante lavoro del personale penitenziario che in molti casi deve fare da ‘badante’ ai più anziani”.