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Olli esausti del clan, mazzata finale per due: c’è il figlio del ras

CASAPESENNA/CASAL DI PRINCIPE (red.cro.). L’affare illecito sugli olii esausti per conto del clan dei Casalesi arriva in Cassazione per due imputati che avevano avuto la conferma delle condanne in secondo grado nell’ambito di una inchiesta della Dda. Sul reato di concorrenza illecita ed estorsione aggravata. I giudici della Corte Suprema, infatti, hanno respinto i ricorsi che avevano presentato i legali contro le condanne a 8 anni – comminata a Giulio Nobis (figlio di Salvatore noto bombarolo conosciuto come Scimtilla),accusato di concorrenza illecita ed estorsione – e a 3 anni Vincenzo Cantiello che rispondeva solo di concorrenza illecita.

Condanne di primo grado confermate in appello. Nel processo figuravano anche lo zio e il padre di Giulio Nobis (Salvatore ed Aldo) e la vittima pure indagata, poi assolta, ovvero Francesco Sarno della Soloil. Tutti, si sarebbero attivati per favorire la Soloil attiva nel settore del ritiro e del trattamento degli olii esausti insieme a Salvatore Cantiello detto Carusiello. Stando a quanto ricostruito dai militari dell’Arma, Sarno, in qualità di amministratore di fatto della Soloil avrebbe incaricato Nobis, di cui conosceva lo spessore camorristico, di fare concorrenza ad un’altra azienda attiva nel suo stesso settore, boicottandola mediante l’acquisizione del pacchetto dei circa 140 clienti presenti tra Casale, Casapesenna e San Cipriano.

Il fratello di Scintilla, Aldo, secondo la Procura antimafia, si è attivato per costringere il competitor di Di Sarno a non ritirare più tale prodotto. Aldo Nobis, dice l’accusa, si è pure recato personalmente, spesso accompagnato dal nipote Giulio, per indurre gli esercenti dell’Agro aversano a non consegnare l’olio alla ditta rivale di Di Sarno.