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Appoggio al commando per il delitto delle palazzine, ras rischia ergastolo: chiesta condanna per famiglia

 

SAN CIPRIANO D’AVERSA/CASAL DI PRINCIPE/SANTA MARIA CAPUA VETERE. Requisitoria del processo per il duplice omicidio di Sebastiano Caterino e del nipote Umberto De Falco. Alla sbarra c’è il ras sanciprianese Corrado De Luca, nei guai per aver partecipato ad un appostamento, e tre componenti della famiglia Moronese che avrebbero messo a disposizione una casa come appoggio. Nei primi giorni del nuovo anno ci sarà la requisitoria.

Il pm della Dda Simona Belluccio ha chiesto l’ergastolo per Corrado De Luca e 30 anni di reclusione ciascuno per Sandro Moronese, Agostino Moronese e Raffaelina Nespoli. De Luca era stato scagionato in una precedente udienza da Francesco Caterino, fratello del defunto Sebastiano.  Per Caterino, infatti, De Luca non c’entra niente con l’omicidio: non ha mai pensato a un suo coinvolgimento nel delitto anche i virtù dei rapporti buoni che ci sono sempre stati. Concetti, evidenziati alla Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere, dove è in corso il processo con rito ordinario (quello abbreviato si è concluso con una raffica di condanne), per il duplice omicidio di Sebastiano Caterino detto l’Evraiuolo e di Umberto De Falco, avvenuto il 31 ottobre 2003 in via dei Romani a Santa Maria Capua Vetere.

Il delitto

Il duplice fatto di sangue maturò nell’ambito della riorganizzazione del clan dei Casalesi all’inizio degli anni duemila, portata avanti da Cicciariello, cugino del capoclan indiscusso Francesco “Sandokan” Schiavone. Cicciariello uscì di carcere e riprese le fila del clan fortemente indebolito dagli arresti di capi e gregari e dalla “faida di Villa Literno”, che aveva visto contrapporsi la famiglia Bidognetti, da sempre spina dorsale con gli Schiavone del clan dei Casalesi, al gruppo Ucciero-Tavoletta. Per la Dda Cicciariello volle subito mandare un chiaro segnale a quegli esponenti del clan che voleva acquisire autonomia, come appunto Sebastiano Caterino e Umberto De Falco; il primo uscì di carcere nel 2002, si stabilì a Santa Maria Capua Vetere e creò un gruppo autonomo con De Falco.

La mattina del 31 ottobre 2003 le vittime designate si trovavano a bordo della Volkswagen Golf condotta da Caterino, la cui marcia fu sbarrata da un’Alfa 166, che permise ad un’altra vettura di sopraggiungere; nella seconda auto c’erano i killer, che scesero ed esplosero numerosi colpi di pistola e kalashnikov. quando arrivarono sul posto i carabinieri, il ras Caterino era già morto, mentre De Falco morì in ospedale. Le auto usate dai killer vennero ritrovate incendiate nelle campagne di San Tammaro e Grazzanise.

Gli altri imputati

Per il delitto è già stata emessa sentenza con l’abbreviato. Queste le pene comminate: ergastolo per Michele Zagaria, Pasquale Spierto, Enrico Martinelli e Giuseppe Caterino; 20 anni di reclusione per Claudio Giuseppe Virgilio e Francesco Cicciariello Schiavone; 12 anni di reclusione per Antonio Iovine e Bruno Lanza; 10 anni per Giuseppe Misso e Nicola Panaro. E’ stata questa la sentenza pronunciata dal giudice Marcello De Chiara del tribunale di Napoli al termine del processo celebrato con rito abbreviato nei confronti dei capi e degli affiliati al clan dei Casalesi ritenuti responsabili del duplice omicidio di Sebastiano Caterino e Umberto De Falco (nipote del primo) avvenuto il 31 ottobre 2003 in via dei Romani a Santa Maria Capua Vetere.