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Detenuto torturato per una decina di minuti, 10 agenti indagati dopo video choc

CASERTA. C’è anche un agente casertano tra i 10 indagati per il video choc del 3 aprile 2023 nel carcere di Reggio Emilia, dove un recluso è stato maltrattato ai limiti della tortura.

Nel filmato si nota che per scortare un detenuto in un corridoio di un istituto penitenziario italiano, per quanto in agitazione, è stato necessario incappucciarlo con una federa stretta al collo, tenuta tirata a lungo per un lembo. Inoltre, mentre era in terra, è stato colpito al volto, sempre coperto, poi calpestato con gli scarponi di ordinanza. Trattenuto per le gambe, un braccio torto dietro la schiena. Denudato dalla cintola in giù, quindi sollevato di peso, afferrato anche per il nodo della federa. Infine portato in cella e ancora una volta colpito. Poi lasciato lì, per oltre un’ora, mezzo nudo, malgrado si stesse ferendo con dei cocci e il sangue stesse via via inondando la stanza.

Il filmato, visionato dall’ANSA, ricostruisce dieci minuti di pestaggio: sette nel corridoio dove gli agenti di polizia penitenziaria si sono avventati e accaniti sul quarantenne tunisino; altri tre per trasportarlo nella camera di detenzione. Il gip Luca Ramponi, che a luglio aveva emesso un’ordinanza di interdizione dal servizio per dieci indagati, ha definito quello che è successo “brutale, feroce e assolutamente sproporzionato rispetto al comportamento del detenuto”. Il procuratore Gaetano Calogero Paci aveva parlato di “modalità disumanizzanti, degradanti, contro la dignità umana”. Inizialmente gli indagati erano 14, mentre il 14 marzo saranno in dieci a trovarsi in udienza preliminare: otto rispondono di tortura e in più uno di questi, con altri due, per aver attestato il falso nelle relazioni di servizio successive al fatto.

Quel giorno il detenuto era appena uscito dalla stanza del direttore, dopo aver avuto una sanzione di isolamento per condotte che avevano violato il regolamento. Mentre si dirigeva verso le celle, accompagnato dal gruppo di agenti, le telecamere hanno ripreso come è stato trattato. Un filmato su cui si sono basati anche gli investigatori, coordinati dalla pm Maria Rita Pantani, per attribuire le responsabilità a ciascuno. La vittima ha presentato una denuncia che ha dato il via alle indagini.

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