Santa Maria Capua Vetere/Villa Literno. “Ho 24 anni e un figlio di un anno e mezzo, e avevo il sogno di continuare a fare il lavoro di mio padre. Invece sarò costretto a lasciare tutto”.
La disperazione degli agricoltori casertani, che è simile a quella di tanti altri addetti del comparto che in questi giorni protestano in Italia e in Europa, è tutta nelle parole del giovane imprenditore agricolo, con aziende a Mondragone e Villa Literno, Fabio Taglialatela, in presidio da quattro giorni con altri colleghi agricoltori all’esterno del casello A1 di Santa Maria Capua Vetere. Tutti “schiacciati dalla burocrazia”, soprattutto di matrice Ue, da debiti con l’erario o con le banche, da un aumento dei prezzi delle materie prime o del gasolio a fronte di profitti troppo bassi a causa delle politiche della grande distribuzione.
Taglialatela ha ereditato l’attività e produce soprattutto fragole e peperoni. Ammette che avrebbe potuto fare qualsiasi altro lavoro, avendo ricevuto anche offerte. Ma già “a cinque anni – racconta – vedevo mio padre sul trattore e desideravo di salirci anch’io. A fronte degli impressionanti sacrifici fatti da lui, sarò probabilmente costretto a lasciare tutto, a vendere. Mio padre con qualche chilometro quadrato di terreno è riuscito a mandare avanti una famiglia, io con ettari di terreno ho difficoltà a mettere il piatto in tavola. Ormai lavoriamo per i centesimi, visto quanto ci pagano per un chilo di prodotto. Se chiuderò sarà una dura sconfitta personale”, conclude l’agricoltore.