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Alla Reggia di Carditello riaprono le sale reali: il rilancio definitivo

San Tammaro. Con la chiusura del cantiere della Palazzina centrale e la conseguente riapertura delle sale reali, prevista ad
inizio marzo, la Reggia borbonica di Carditello, situata nel comune casertano di San Tammaro, punta a fare il vero e proprio salto di qualità, e a posizionarsi a pieno titolo tra le regge lasciate in eredità dai Borbone, dal Palazzo Reale di Napoli a quello di Caserta, passando per Capodimonte e Portici. Maurizio Maddaloni, presidente della Fondazione che gestisce il Real Sito di Carditello, annuncia che per la riapertura delle sale reali “saranno presenti il ministro della Cultura Sangiuliano e le più importanti istituzioni regionali e locali”, e il vero obiettivo “riportare a Carditello le tante opere d’arte che una volta erano nel Real Sito, poi depredato negli anni; quelle salvate sono custodite alla Reggia di Caserta e a Capodimonte, puntiamo a riaverle indietro.

Ma intanto – rende noto Maddaloni – abbiamo chiuso il progetto Carditello Digitale, ultimando dunque la digitalizzazione
delle opere in alta risoluzione e in scala reale”. La cerimonia di inaugurazione delle sale reali sarà solo il primo dei grandi eventi previsti
nel 2024. Seguiranno altre importanti manifestazioni, a partire dalle celebrazioni per i 300 anni della nascita dell’architetto che realizzò
Carditello, Francesco Collecini, allievo del Vanvitelli. Due eventi che si inquadrano in un complesso piano strategico di rilancio che non si è mai fermato dal 2012, quando il Ministero acquistò la Reggia da un’asta giudiziaria salvandola dall’oblio in cui era caduta, e avviandone la
riqualificazione tra mille difficoltà, in un territorio complesso e degradato dal punto vista ambientale. Già entro quest’anno saranno ultimate le opere per il rifacimento del parterre e il restauro del tempietto centrale, e con il nuovo anno si darà ancora più impulso alla valorizzazione dell’asset equestre. Una sfida ambiziosa, già in parte vinta dopo aver riportato qualche anno fa, come ai tempi dei Borbone, i cavalli a Carditello, dove è presente il galoppatoio più grande d’Europa in una residenza reale. Ora però serve l’ultimo step, rendere cioè strutturale la valorizzazione della tradizione equina nella Reggia borbonica.