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Torna dal permesso e fa follie in cella: trovato cellulare dopo le ferite

Carinola. Nella mattinata di oggi, nel carcere di Carinola, durante la perquisizione ordinaria, un detenuto di nazionalità italiana, lavorante in Cucina e di rientro da permesso, al controllo con metal detector è risultato positivo”, spiega Tiziana Guacci, segretario regionale per la Campania del SAPPE.

“Il detenuto ha immediatamente assunto un comportamento di opposizione alle operazioni di accertamento che si sono nell’immediatezza avviate, iniziando a battere la testa contro le suppellettili e mettendo a soqquadro la propria cella. Successivamente, dopo aver rotto il plexiglass che separa la cella dal bagno, si procurava, con un pezzo dello stesso plexiglass dei tagli. Il personale di Polizia presente è immediatamente intervenuto per contenerlo ed evitare che il detenuto realizzasse ulteriori atti di autolesionismo e atti turbativi della sicurezza. Il contenimento non è stato semplice tanto che cinque unità della polizia penitenziaria hanno dovuto recarsi in infermeria per le cure del caso. Successivamente si è scoperto che tutto era stato messo in atto dal detenuto per nascondere un microtelefono”.

“Sempre stamattina”, prosegue Guacci, “durante una perquisizione nel carcere di Salerno sono stati rinvenuti due telefonini ben occultati sotto una piastrella”.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, evidenzia come i rinvenimenti a Carinola e Salerno “fanno comprendere come l’attività di intelligence e di controllo del carcere da parte della Polizia Penitenziaria diviene fondamentale. Questo deve convincere sempre più sull’importanza da dedicare all’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari, come ad esempio le attività finalizzate a prevenire i tentativi di introduzione di droga in carcere, proprio in materia di contrasto all’uso ed al commercio di stupefacenti. Ma penso anche”, aggiunge, “che la Polizia Penitenziaria debba disporre di un Nucleo di poliziotti penitenziari specializzati ed esperti nell’utilizzo e nella gestione dei droni sia in ottica preventiva che dissuasiva dei fenomeni di violazione degli spazi penitenziari o di introduzione di materiale illecito di qualsiasi natura: pensiamo cosa potrebbe accadere se un drone riuscisse a trasportare esplosivo o armi dentro a un carcere, come per altro è successo alcuni mesi fa in quello di Frosinone quando un detenuto prese in ostaggio il personale di Polizia con una pistola giunta col drone…”.

Capece conclude ricordando che “la Polizia Penitenziaria, a Carinola, Salerno e nelle altre prigioni campane, è quotidianamente impegnata nell’attività di contrasto alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. Il numero elevato di tossicodipendenti richiama l’interesse degli spacciatori che tentano di trasformare la detenzione in business”.