CAPODRISE/MARCIANISE. Bolle dell’altro in pentola nell’indagine sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nella Festa di Carnevale di Capodrise con diversi personaggi vicini alla camorra che si aggiravano in particolare su un carro.
Per questa vicenda sono sei i fogli di via da Capodrise già fatti scattare dagli agenti del commissariato di Marcianise, ma non sarebbero gli unici provvedimenti adottato. Analoga misura è stata disposta per il nipote del defunto Antonio Nacca, che, attraverso il legale Nicola Russo, ha già presentato ricorso al prefetto. Non essendo indagati per alcun tipo di reato i sei segnalati dovranno seguire questa strada per poter tornare a Capodrise, paese dal quale sono stati banditi dopo l’attività della polizia.
Non potrà raggiungere la città confinante l’imprenditore Benito Belforte, fratello dei boss Domenico e Salvatore, così come gli altri familiari Salvatore e Ivano. Banditi da Capodrise pure Saverio Padovano, Fabio Buanno junior e Ferdinando Scaldarella, mentre Francesco Gaglione, l’organizzatore del carro, si è salvato dal provvedimento solo perchè a Capodrise è materialmente residente.
Ma come è nata questa indagine? A far drizzare le antenne degli investigatori di via Montevergine ci sarebbero state delle dediche e dei saluti fatti, durante il passaggio del carro, all’indirizzo di famiglie di persone vicine al clan Belforte o comunque con precedenti penali. Una moda ‘mutuata’ da molte processioni dell’hinterland partenopeo, comportamenti della mala vesuviana, che i poliziotti del commissariato di Marcianise vogliono stroncare sul nascere.