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Degrado tra i reperti dell’antica Capua

SANTA MARIA CAPUA VETERE (Antonio Tagliacozzi) Abbandono e degrado per i reperti dell’antica Capua presenti sul territorio.

Allo squallido spettacolo che offre l’arco Adriano, appena restaurato e destinatario di nuovi finanziamenti si è aggiunto quello del Castellum acquae interessato da alcuni giorni dal crollo di un muro perimetrale e ricoperto da erbacce. Da alcuni mesi si sono conclusi i lavori di restauro e scavo del “Castellum acquae” sito in località Ponte san Prisco, così come quelli quelli relativi alla importantissima area della Domus dell’antica Capua di via degli Orti che rappresenta una delle poche testimonianze di una casa romana databile primo – secondo secolo dopo Cristo, ritrovata nell’area dell’antica Capua. Questi lavori rientrano nel progetto che prevede interventi di restauro e indagini di scavo sul territorio dei comuni di santa Maria Capua Vetere, San Prisco e Curti.

Gli interventi, appaltati per la somma di circa 150 mila euro dalla Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio delle province di Caserta e Benevento, riguardano essenzialmente la Domus di via degli Orti di santa Maria e l’area compresa tra il Carcere Borbonico – Piazza Adriano in prossimità dell’anfiteatro, san Prisco per quanto riguarda il monumento “Carceri vecchie” e Curti per quanto attiene il monumento funerario “Conocchia”.Il tutto rientra nel progetto Appia Regina Viarum finanziato dal Mibac a valere sul fondo “Sviluppo e coesione” e proposto come candidato a diventare patrimonio UNESCO. intanto, dimenticati da tutti giacciono fra erbacce e degrado i grandiosi reperti venuti alla luce in piazza Falcone e Borsellino che addirittura portarono alla modifica del progetto di ristrutturazione e ampliamento della vecchia casa comunale. I reperti sono stati coperti e rinchiusi in una gabbia di vetro (quanto mai poco funzionale dal momento che in inverno i vetri vengono appannati dalla condensa e nessuno può ammirare i grandiosi reperti) che è abbandonata a se stessa tra l’incuria, e oserei dire il disprezzo, di chi dovrebbe avere a cuore la valorizzazione del patrimonio archeologico di cui la città è ricca. A chi spetta il recupero ? In parole povere chi deve sganciare i soldi ? Il comune, in quanto proprietario dell’area o la Soprintendenza ? L’area non risulta che sia stata espropriata dal MIBAC e, quindi teoricamente il Comune, in quanto proprietario dell’area, dovrebbe procedere alla sua manutenzione, così come avvenuto per l’arco Adriano. I reperti rinvenuti, nel 2010, infatti, sono stati individuati come ” un complesso pubblico della antica Capua la cui planimetria di scala monumentale e le cui sontuose decorazioni lo rendono “un esempio unico” sinora ignoto nella città.” E scusate se è poco….