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Comprano PlayStation 5 ma non arriva mai a destinazione, imprenditore nei guai

Codici: condannato il titolare di Euromediashop per le PlayStation 5 mai consegnate, successo importante nella lotta alle truffe

NAZIONALE. Una vittoria che infonde fiducia nei consumatori ed interrompe la serie negativa, e preoccupante, delle truffe archiviate dalle Procure. Questo il giudizio dell’associazione Codici in merito alla sentenza del Tribunale di Brindisi emessa nell’udienza dello scorso 30 marzo, con cui è stato condannato l’autore della truffa orchestrata da Euromediashop, un’azienda che operava “nel commercio di prodotti dell’elettronica di consumo, telefonia mobile ed informativa” come riportato sul proprio sito internet. Il verdetto del giudice è di una pena di quattro anni, due mesi e venti giorni di reclusione, una multa di 3.960 euro ed il risarcimento dei danni subiti dalle parti civili, tra cui l’associazione Codici, in aula a rappresentare decine di consumatori.

“La truffa suscitò particolare clamore – ricorda Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici –, sia per l’alto numero di vittime coinvolte, si parlò di circa 1.000 acquirenti, che per gli sviluppi della vicenda. Era il dicembre 2020 quando sul sito internet di Euromediashop comparve una promozione che attirò l’attenzione di tanti consumatori riguardante l’acquisto della PlayStation 5 di Sony ad un prezzo particolarmente vantaggioso. Considerando il periodo, il tempo dei regali di Natale, l’annuncio fece il giro del web. L’affare, però, si trasformò presto in una fregatura. Molti dei prodotti venduti da Euromediashop, non solo PS5 ma anche laptop e smartphone, non furono mai consegnati ai consumatori.

In un primo momento il titolare, con un post sulla pagina Facebook dell’azienda, cercò di rassicurare i clienti garantendo che stava lavorando per evadere tutti gli ordini, ma presto venne smascherato. Grazie ad un servizio di un’emittente tv locale, infatti, si scoprì che il magazzino che avrebbe dovuto ospitare i prodotti pronti per la spedizione in realtà non esisteva. Al suo posto, all’indirizzo indicato sul sito dell’azienda, c’era un capannone chiuso e senza insegne.

Portammo il caso all’attenzione dell’Antitrust ed avviamo una class action a tutela dei consumatori raggirati, poi, dopo pochi giorni, ci fu il colpo di scena: il titolare si presentò nella caserma della Guardia di Finanza di Brindisi per confessare tutto, pentendosi e scusandosi con i clienti. Ora è arrivata la sentenza del Tribunale e siamo naturalmente soddisfatti, anche perché ultimamente erano arrivate indicazioni di segno opposto da parte di alcune Procure, con l’archiviazione di alcune truffe che ci hanno deluso e amareggiato. Il verdetto che arriva da Brindisi dà speranza ed infonde anche coraggio e forza. Di fronte alle frodi non bisogna arrendersi, ma combattere e con impegno e pazienza, come in questo caso, si può vincere”.