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Pentito svela i prestanome: “Ecco a chi appartengono davvero questi bar”

MARCIANISE. Una piccola mappa. Un bar, un locale, un negozio. Nulla è che come sembra. O meglio niente è di chi in realtà appare. Nella collaborazione avviata con la Dda Giovanni Buonanno, figlio del vecchio ras Gennaro Buonanno detto Gnucchino, sta svelando una vera e propria rete di prestanome. “Teste di legno” che avrebbero avuto l’onere di intestarsi alcune attività di Marcianise ed in particolare bar per tenere al riparo dai guai persone vicine alla criminalità organizzata ed in particolare al clan Belforte.

Buonanno ha fatto diversi nomi, che resta al momento coperti da segreto, in quanto non si parla di persone indagate, ma soltanto citate nei verbali. Spesso si tratta di insospettabili, anche se non mancano i nomi già apparsi in qualche inchiesta. Il figlio dello storico ras dei Mazzacane avevac già parlato, a proposito dell’usura, di un bar di via Martin Luther King dove venivano organizzati gli incontri e di un barbiere di Marcianise che avrebbe fatto da intermediario tra clienti e usurai al punto di organizzare incontri nel salone. L’artigiano, mai indagato, è considerato da Buonanno un uomo di fiducia da parte di Filippo Capaldo, nipote di Michele Zagaria ma con diversi affari e legami imprenditoriali tra Marcianise e Capodrise.

La lettera al carabiniere

E’ cominciato tutto con una lettera alquanto strana. Giovanni Buonanno, 41enne di Marcianise, figlio del boss dei Belforte Gennaro, ha intrapreso sul finire della scorsa primavera il percorso che lo ha portato a diventare collaboratore di giustizia.

A fine aprile, dall’abitazione di via Po dove era agli arresti domiciliari, Buonanno jr ha scritto una lettera indirizzata a un carabiniere della Compagnia di Marcianise che lo aveva arrestato. In quella missiva, ovviamente acquisita dalla Dda, il 41enne lascia trasparire la sua intenzione di chiudere i conti con la camorra e passare dalla parte dello Stato.

Buonanno fu arrestato dalla Guardia di Finanza un anno fa nell’ambito dell’operazione su usura e estorsione che vide coinvolto anche l’imprenditore dei supermercati Siciliano ma appena un mese dopo.

La difesa di Buonanno riuscì a dimostrare che il 41enne all’epoca del contestato reato di estorsione era agli arresti domiciliari, facendo di fatto decadere l’esigenza cautelare per uno dei due capi.  Sono contestati a vario titolo i reati di associazione camorristica, usura, estorsione e impiego di proventi illeciti mediante l’utilizzo del “metodo mafioso”.