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Tremano i nuovi Quaqquaroni, si pente l’imprenditore cugino del boss: era incensurato

Di 29 Settembre 2022Settembre 30th, 2022Caserta e Marcianise, Cronaca, In primo piano

MARCIANISE. E’ un pentimento che potrebbe scardinare gli equilibri interni faticosamente trovati dal clan dei Quaqquaroni dopo anni di crisi. L’imprenditore edile Agostino Piccolo ha deciso di collaborare con la giustizia. Nelle scorse settimane il 42enne costruttore di Marcianise ha comunicato la decisione di pentirsi ed ha cominciato a collaborare con i magistrati della Procura Antimafia partenopea.

Il pubblico ministero della Dda di Napoli Raffaele Francesco ha formalmente comunicato in aula questa mattina al gup Provvisier il pentimento dell’imprenditore Piccolo, che è il cugino del boss Achille Piccolo. L’udienza del processo ai nuovi Quaqquaroni si è quindi aggiornata al 9 novembre, quando saranno acquisiti i verbali con le prime dichiarazioni di Agostino Piccolo. Un pentimento che fa scalpore quello dell’imprenditore, parente sia di Achille Piccolo 1975 che dell’omonimo del 1978: prima del blitz era infatti incensurato. Residente a Marcianise, dopo l’operazione Agostino Piccolo era recluso nel carcere di Vibo Valentia.

Nell’udienza di stamattina si sono costituite parte civile le vittime delle richieste estorsive ed in particolare un noto professionista e il titolare di una catena di supermercati. A novembre si conoscerà la sorte dei 7 imputati, difesi tra gli altri dagli avvocati Mariano Omarto, Mirella Baldascino e Umberto Elia.

Il processo per le estorsioni

A fine luglio la Procura di Napoli (Direzione Distrettuale Antimafia) ha chiesto il rinvio a giudizio per sette persone ritenute organiche al clan camorristico Piccolo-Letizia, operante nei comuni di Marcianise e Capodrise.

I Piccolo-Letizia sono storicamente rivali dell’altro clan attivo da decenni a Marcianise, i Belforte, ma negli ultimi anni, complici alcune scarcerazioni e soprattutto le tante inchieste che hanno indebolito i Belforte, hanno ripreso forza sul territorio.

Lo dimostra l’indagine della Dda di Napoli (sostituto Luigi Landolfi), che lo scorso cinque aprile portò in carcere per associazione camorristica, detenzione di armi e varie estorsioni con il metodo mafioso consumate e tentate Agostino Piccolo, Gaetano Monica e Salvatore Letizia (fratello del collaboratore di giustizia Primo Letizia), e ai domiciliari Ottavio Sorbo, Gaetano Viciglione, Amedeo Belvisto e Pasquale Regino; un ottavo indagato, Francesco Piccolo, non fu arrestato perché deceduto. Per tutti è stato chiesto il rinvio a giudizio, ma per le misure cautelari sono decadute per molti (ad esempio Sorbo).

Sneakers al posto del pizzo

Tra gli episodi estorsivi contestati quello relativo all’azienda che a Marcianise svolge il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, la “società consortile Marcianise servizi arl”, il cui titolarei ha versato agli emissari del clan, in particolare ad Amedeo Belvisto, somme tra i 2 e i 3mila euro prima delle festività di Pasqua e Natale negli anni 2014 e 2015; qualche anno dopo, nel 2019, gli imputati Agostino Piccolo e Gaetano Monica non sono riusciti invece a farsi pagare dalla stessa azienda, per il rifiuto di un dipendente che era stato avvicinato.

In altre circostanze è emerso come gli estorsori, in mancanza di soldi, non disdegnassero di prendersi dagli operatori economici anche prodotti, senza ovviamente pagarli; è il caso di Gaetano Monica, che viene intercettato mentre “preleva” alcune paia di scarpe Nike e Fila nel negozio di un imprenditore taglieggiato. Almeno sette estorsioni non sono state consumate per il rifiuto delle vittime di pagare.