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Stipendi del clan pagati col gioco d’azzardo, sentenza per 10: ci sono boss e figlio

CASAL DI PRINCIPE. Stangata solo per i vertici, gli altri assolti. Si è concluso così il processo sulle slot machine e il gioco d’azzardo gestito dai gruppi Schiavone e Venosa dei Casalesi. I giudici hanno condannato a 15 anni il collaboratore di giustizia Raffaele Venosa; a 15 anni Carmine Micillo per droga e a 3 anni e 8 mesi Walter Schiavone, figlio di Sandokan, per ricettazione in riferimento allo stipendio versato al padre. Quest’ultimo è stato però assolto.

Assoluzione, oltre che per Francesco Schiavone, anche per  Raffaele Diana, Salvatore De Falco, Michele D’Angiolella, Michele De Cicco, Giovanni Gabriele e Giuseppe Navarra.

Il sostituto, nella requisitoria del processo in corso al tribunale di Napoli Nord, aveva chiesto 24 anni di carcere per il collaboratore di giustizia Raffaele Venosa, 12 anni per il capo del clan Francesco “Sandokan” Schiavone, tre anni e otto mesi per Walter Schiavone, figlio secondogenito di Sandokan da poco divenuto collaboratore di giustizia; dieci anni vennero richiesti per l’altro esponente di spicco della cosca Raffaele Diana.

L’inchiesta

Complessivamente sono dieci gli imputati. I fatti riguardano gli anni 2014 e 2015, quando, per l’accusa, il clan dei Casalesi era guidato proprio da Raffaele Venosa, che era subentrato nella gestione degli affari illeciti dopo gli arresti dei figli di Sandokan, in particolare del primogenito Nicola (arrestato nel 2010) e del terzogenito Carmine (catturato nel 2013). Venosa, divenuto collaboratore, ha raccontato che in quegli anni gestiva la cassa comune del clan in cui confluivano i soldi delle estorsioni alle attività economiche, e da lì prendeva il danaro da dare poi a Walter Schiavone, che a sua volta lo consegnava mensilmente in carcere al padre Francesco e al fratello Nicola.

Walter, difeso dall’avvocato Domenico Esposito, in una delle precedenti udienze, ha ammesso di aver ricevuto in due circostanze gli stipendi per il padre, ma non da esponenti dei Venosa; in quella circostanza i pm chiesero di derubricare l’associazione camorristica contestata a Walter a ricettazione con l’aggravante mafiosa. Gli altri imputati rispondono invece di associazione camorristica e solo Venosa di fattispecie legate agli stupefacenti. Del collegio difensivo fanno gli avvocati Pasquale Diana, Mirella Baldascino, Mauro Valentino e Nando Letizia.