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Raid del clan al cimitero, minacciato operaio: “Se stasera non c’è mi presento male…”

MARCIANISE. Potrebbe esserci anche una ditta che aveva in subappalto i lavori al cimitero tra le parti civili del processo ai nuovi Quaqquaroni. Tra i capi di imputazione delle 15 pagine della conclusione delle indagini firmata dal pubblico ministero della Dda Luigi Landolfi c’è infatti anche una visita di due esponenti della cosca, il defunto ras Francesco Piccolo e il suo autista Gaetano Monica al camposanto, avvenuta nell’ottobre 2019.

La minaccia ricostruita dall’Antimafia è consistita nell’avvicinare il dipendente di una società che doveva eseguire i lavori di asfaltatura per l’ampliamento del cimitero di Marcianise. Questa la frase emersa dall’inchiesta e riportata negli atti della Dda di Napoli.

“Chi è non mi interessa, non vi facciamo lavorare, va bene. Gliela potete fare quest’imbasciata…voi fategli l’imbasciata ma se questo per stasera non viene mi presento malamente. Voi state lavorando ci mancherebbe. Io vi rispetto, però, capiteci. Nell’utilizzare nei confronti della persona offesa la condizione di assoggettamento derivante dall’appartenenza al clan Piccolo-Letizia tentavano di costringere i soci della società che aveva preso i lavori in subbappalto a versare loro un’imprecisata somma di denaro a titolo di tangente per il clan Piccolo-Letizia procurandosi così un ingiusto profitto.” La persona offesa però si rifiutò e il tentativo di estorsione venne così sventato.

L’ndagine della Dda di Napoli lo scorso cinque aprile portò all’arresto per associazione camorristica, detenzione di armi e varie estorsioni con il metodo mafioso consumate e tentate Agostino Piccolo, Gaetano Monica e Salvatore Letizia (fratello del collaboratore di giustizia Primo Letizia), e ai domiciliari Ottavio Sorbo, Gaetano Viciglione, Amedeo Belvisto e Pasquale Regino; un ottavo indagato, Francesco Piccolo, non fu arrestato perché deceduto. Per tutti è stato chiesto il rinvio a giudizio.