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Tumori e inquinamento, una nuova “zona rossa” minaccia il Casertano

ALTO CASERTANO. Eccesso di rischio per le malattie cardiovascolari nelle aree più esposte a PM 2,5, e dati solo descrittivi per l’incidenza tumorale perché il Registro regionale è fermo al 2013. Sono i risultati dello studio di epidemiologia ambientale della Valle del Volturno condotto dal Cnr di Pisa in seguito a un accordo di collaborazione firmato con il Comune di Venafro (Isernia) nel 2020, sollecitato dall’Associazione ‘Mamme salute e ambiente’ e finanziato dalla Regione Molise.

I dati sono stati resi noti da Fabrizio Minichilli, dell’Ifc Cnr Pisa e responsabile dello studio di coorte EPIVenafro+7 che ha coinvolto altri sette comuni in provincia di Isernia: Conca Casale, Filignano, Montaquila, Monteroduni, Pozzilli, Sesto Campano e Macchia d’Isernia, per un totale di oltre 22mila residenti tra il 2006 e il 2017. Si tratta dell’area più vicina alla provincia di Caserta, confinante con diverse realtà prese in esame.

I parametri dello studio

“Abbiamo evidenziato degli eccessi di rischio per quanto riguarda le malattie cardiovascolari nelle aree più esposte a PM 2,5”  ha detto all’ANSA Minichilli. “Ora, però, bisogna caratterizzarlo, ovvero stabilire da dove proviene, se dagli impianti industriali presenti nella zona, tre dei quali sono rientrati nello studio, o dal traffico veicolare, oppure da entrambi e anche da altre fonti di inquinamento”. Lo studio non ha potuto chiarire tale aspetto come pure quello relativo all’incidenza dei tumori.

“Tra i risultati descrittivi abbiamo evidenziato un eccesso di tumore alla mammella sul territorio, ma c’è la necessità di investire nel Registro dei tumori affinché si possa implementare lo studio di coorte. Abbiamo fornito dei risultati a livello descrittivo, quindi non di associazione con gli impianti e con l’inquinamento del territorio sulle patologie tumorali prendendo altri indicatori, cioè la mortalità e l’ospedalizzazione”.

“Una delle raccomandazioni che facciamo – ha proseguito – è quella di ridurre i livelli di PM 2,5 perché tutta la popolazione è esposta a 5 mg su metro cubo che è il livello che fornisce l’Oms come livello per la tutela della salute con alcune aree, come l’agglomerato urbano di Venafro che è l’area più esposta, con valori che vanno da 17 a 20 mg, più un’area un pochino più ampia che ha valori superiori a 15 mg”.

Valle del Volturno sotto la lente

 “Ora bisogna lavorare per risolvere le criticità emerse, lo studio certifica i sospetti: c’è un legame tra inquinamento e patologie nella Valle del Volturno”. Così all’ANSA, il direttivo dell’Associazione ‘Mamme salute e Ambiente’ di Venafro che, nel 2018, aveva finanziato uno studio sulla prima valutazione dello stato di salute nei comuni di Venafro, Pozzilli e Sesto Campano.

“Abbiamo perso già troppi anni perché molti hanno negato l’esistenza di problemi nel territorio. La prima cosa da fare è acquisire lo Studio del Cnr di Pisa per un’analisi più approfondita. Lo richiederemo direttamente, se a breve non sarà pubblicato sul sito del comune di Venafro. I risultati hanno confermato i nostri timori: siamo in un’area a rischio dal punto di vista ambientale e ciò crea problemi alla salute dei residenti. Molte criticità sono dovute alla particolare configurazione orografica della Valle del Volturno che, purtroppo, non è stata mai presa in considerazione quando sono state operate determinate scelte industriali. Nello studio del Cnr, inoltre, non è stata considerata, poiché ancora non attiva, la nascente centrale Turbogas di Presenzano, a pochissimi chilometri da Venafro”.