AGG. I pm della direzione distrettuale antimafia considerano l’organizzazione talanicense che ha operato per parecchio tempo organizzata e strutturata, per questo vogliono schiaffarli in cella. Nel corso degli anni si sono creati il loro spazio e l’hanno sfruttato a dovere, non invadendo più di tanto il territorio sanfeliciano e santamariano, lasciando spazio a Sazioni e Cervinari e puntando sulla bassa valle Caudina.
Secondo quanto si dice in giro hanno guadagnato anche abbastanza bene. Possiamo quindi dire con certezza assoluta che sul territorio di San Felice a Cancello a cavallo tra gli anni 2018/2019/2020 e in parte 2021 le organizzazioni reali presenti sul territorio a spacciare erano ben 3, con tanti adepti e affini.
Ora a Talanico c’è un altro gruppetto che ha approfittato anche dell’arresto e delle condanne del Sazione e sta imperversando anche nella zona centrale, ma ci sono anche tanti che nonostante gli arresti e le indagini a cui sono stati sottoposti, indomiti, continuano.
San Felice a Cancello/Santa Maria a Vico/Arienzo/Airola. Colpo di scena relativamente all’ordinanza dello scorso 9 maggio eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Benevento nei confronti del mastro casaro Cesare Martone e della sua gang di spaccio, molti dei quali indagati a piede libero.
Il pm della DDA ha fatto appello avverso all’ordinanza del gip e li vuole tutti in carcere.
Ecco i nomi: Cesare Martone 45 anni di Talanico, Biagio Angelo Carfora 51 anni di Arienzo, Michele Gilles Papa (detenuto in carcere per aggravamento) 39enne di Santa Maria a Vico, Salvatore Quartara 41enne di San Felice, Pellegrino Di Rosa 46enne di Talanico, Aniello Martone, 39enne fratello del casaro, Vito Quartara 35enne di San Felice, Francesco Vassallo 40enne di Airola e Giorgio Affinita 27enne di San Felice.
Intanto è stata fissata per i suddetti l’udienza al tribunale del Riesame il prossimo 22 luglio e quindi molto si deciderà in quella sede.
L’indagine, avviata nel novembre del 2019 e conclusa nel mese di settembre 2020, ha consentito di accertare la operatività di una associazione criminale dedita all’attività di spaccio di sostanze stupefacenti, appartenenti a differenti tipologie (hashish, crack e cocaina) ed operativa in un’area territoriale ricompresa tra le province di Benevento, Caserta ed Avellino e, principalmente, nella zona della Valle Caudina (area ricompresa tra i comuni di Montesarchio, Cervinara, Rotondi, Arpaia).
In particolare, le risultanze investigative hanno fatto emergere, in modo chiaro, che le cessioni venivano effettuate seguendo uno schema definito “itinerante” ovvero recandosi il pusher incaricato direttamente presso ciascun acquirente al quale veniva indicato, per l’incontro, un luogo preciso e, di volta in volta, diverso. L’incontro era preceduto da contatti telefonici, di brevissima durata, nel corso dei quali, con un linguaggio criptico e convenzionale, si pattuiva il quantitativo di sostanza oggetto della cessione e si stabiliva il luogo dell’appuntamento.
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