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Ragazzi pestati perchè frequentano figli dei boss rivali: “Ecco chi sono i nostri nemici”

Marcianise. Negli anni della faida bastava frequentare anche solo per una birra o un’uscita il figlio di un ras rivale per essere pestato. Così secondo Camillo Belforte, figlio del boss Salvatore, all’epoca della sua collaborazione con la giustizia, delineava lo scenario della guerra tra i Mazzacane e i Quaqquaroni.

L’odio dei Piccolo verso i Belforte si traduceva in aggressioni verso gli amici e partiva da molto lontano: “Non ho mai avuto occasione di parlare direttamente con mio padre della faida che il gruppo di mio padre e mio zio ha da moltissimi anni intrapreso con il gruppo Piccolo-Letizia. La ragione di ciò è che in primo luongo negli anni in cui sono diventato grande mio padre è stato detenuto anche al regime di 41bis. In particolare mio padre è entrato in carcere nel settembre 1998 quando io avevo appena tredici anni ed è uscito nell’agosto 2006 quando io avevo già più di 21 anni e quindi ero già pienamente a conoscenza a quelle che erano le vicende che hanno caratterizzato la guerra tra i due gruppi. Io personalmente ho iniziato a rendermi conto di ciò e far i conti con questa realtà negli anni 2002-2003 quando dai discorsi dei componenti la mia famiglia, in particolare mio cugino Camillo, mio figlio di Domenico, ed i miei cugini Pasquale e Gaetano, figli di Salvatore, iniziai a capire chi fossero i miei nemici.” racconta Camillo Belforte.

“All’epoca io identificavo le persone nemiche al mio gruppo in Angelo Piccolo, figlio di Antimo, insieme al fratello Achille, nonchè i cugini Achille e Antimo, figli di Angelo e Piccolo Agostino, figlio di Salvatore. In particolare io sapevo che loro ce l’avevano principalmente con mio cugino Camillo, figlio di Domenico, e spesso punivano con spedizione punitiva le persone che frequentavano mio cugino. Il motivo di tanto rancore nei confronti della mia famiglia che si traduceva in vere e proprie aggressioni fisiche tra ragazzi, era dovuto al fatto che i Piccolo, ritenevano mio padre Salvatore e il padre di Camillo, mio zio Domenico, responsabile della morte dei loro genitori” conclude Belforte nell’interrogatorio dell’ottobre 2015.