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Mozzarella del clan, il mese della verità: rischia pure il figlio del boss

CASAL DI PRINCIPE. Un mese per il verdetto. Entro le festività pasqualità potrebbe essere emesso il verdetto nell’inchiesta sulla mozzarella del clan targata Schiavone. Nell’ultima udienza sono cominciate le arringhe difensive dei legali Vignola e Letizia: le discussioni proseguiranno nel prossimo appuntamento di aprile, mese in cui potrebbe arrivare la sentenza di primo grado.

Nel corso della requisitoria pm della Da ha invocato 4 condanne: chiesti 7 anni e 7 mesi per Walter Schiavone, figlio di Sandokan e da poco collaboratore come il fratello Nicola; 13 anni per Armando Diana; 12 anni per Antonio Bianco; 3 anni e 8 mesi per Nicola Baldascino.

L’indagine

Secondo la Dda gli indagati, agendo tramite le società “Bianco Latte” s.r.l. e “I Freschissimi” s.r.l.s., facenti capo a Schiavone Walter e gestite da fiduciari o prestanome, obbligavano vari titolari di caseifici della penisola sorrentina a rifornire in via esclusiva di prodotti le società dello Schiavone per la successiva distribuzione, impedendo, dunque, alle predette aziende di avere rapporti con altri distributori e garantendosi una posizione di illecito predominio nella distribuzione dei prodotti caseari nel comprensorio aversano, con il connesso pregiudizio alla libera concorrenza nel settore di mercato in esame. Gli imprenditori sottoposti alle vessazioni del gruppo Schiavone venivano altresì costretti con condotte estorsive a non riscuotere crediti per decine di migliaia di euro, derivanti dalle pregresse forniture, nonché a vendere i propri prodotti a prezzo ribassato.

 

Infine, la commercializzazione avveniva in maniera occulta, eludendo il sistema di tassazione fiscale imposto, cioè senza che i marchi “I Freschissimi” e “Bianco latte” comparissero nella documentazione contabile consegnata ai rivenditori al dettaglio. Le entrate delle suddette attività illecite venivano rendicontate dagli indagati con cadenza settimanale direttamente a Walter Schiavone, nonostante questi fosse sottoposto alla misura degli arresti domiciliari per altro procedimento.