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Ospedale, turismo e commercio: i tre nodi della città vengono al pettine

SANTA MARIA CAPUA VETERE. «Le risposte dell’amministrazione alle nostre interrogazioni consiliari, oltre che tardive, sono state sicuramente insoddisfacenti». Raffaele Aveta, capogruppo di “Alleanza per la città – M5S – Verdi”, commenta così l’esito della seduta dedicata al “question time” del consiglio comunale di Santa Maria Capua Vetere.

Il gruppo di opposizione – composto anche dai consiglieri Italo Crisileo e Danilo Talento – ha presentato numerose interrogazioni: sulla edificazione di un nuovo centro commerciale in via Galatina, sulla prolungata chiusura del Museo Archeologico, sui disservizi nella raccolta di rifiuti ingombranti, sugli orari della Ztl nella piazza antistante l’anfiteatro, sull’ospedale Melorio, sulla gestione dell’emergenza Covid nelle scuole, sui ritardi nella realizzazione di una “dog area” in via Caduti di Nassiriya, sul taglio degli alberi lungo la strada che conduce allo Stir (interrogazione misteriosamente dispersa a distanza di due mesi dalla presentazione).

«Abbiamo chiesto chiarimenti – continua Aveta – su alcune questioni cruciali, alcune delle quali (penso al Museo o al nuovo centro commerciale) riguardano lo sviluppo urbanistico, commerciale e turistico della nostra città. Dalle risposte del sindaco, deduciamo che ci si accontenta della promessa di riapertura del Museo a fine marzo, dopo mesi di chiusura, e che si scarica sulla Sovrintendenza e sulla competenza gestionale del dirigente del settore urbanistica la responsabilità delle scelte che riguardano il futuro della nostra città».

Il confronto su questo tema è stato anche l’occasione per porre sul tavolo la questione del Puc, «tema molto caro alla cittadinanza, sul quale presenteremo una apposita interrogazione per capire quali norme urbanistiche si stanno applicando in presenza di un piano virtualmente decaduto».

Anche sulle questioni riguardanti l’ospedale Melorio, aggiunge Aveta, «le risposte fanno riferimento a promesse o addirittura a progetti molto di là da venire, quando il fabbisogno sanitario territoriale richiederebbe una più incisiva e urgente azione, a partire dalla riapertura delle sale operatorie e dall’erogazione di prestazioni fondamentali (come gli esami del sangue) per le quali oggi i cittadini sono costretti a lunghe attese o a disagi incompatibili con servizi di un paese civile».

Risposte insoddisfacenti, conclude il consigliere comunale, anche alle interrogazioni sulla “dog area”, i cui ritardi «vengono giustificati con motivazioni risibili, come il meteo avverso o i contagi di Covid che avrebbero colpito a raffica gli operai della ditta incaricata», nonché sul disservizio relativo alla raccolta di rifiuti ingombranti, per il quale «il sindaco candidamente ammette, come se fosse la cosa più normale del mondo, che i tempi di ritiro “variano da due a tre mesi” e che, dopo sei anni alla guida della città, si preoccuperà solo ora di rendere più tempestivo il servizio nel nuovo contratto del servizio di igiene urbana».