MARCIANISE. Nuova stangata sul boss Domenico Belforte. La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni con le quali ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa del capoclan Mimì Mazzacane.
La vicenda giudiziaria
Nel novembre 2020 il gip aveva respinto la richiesta di rideterminazione della pena e l’annullamento del provvedimento di cumulo adottato dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli in data 22 giugno 2020.
Con l’incidente di esecuzione erano stati proposti rilievi già esaminati con ordinanza pronunciata in data 15 settembre 2016 dal giudice dell’esecuzione. Rispetto alla precedente decisione era sopravvenuta la condanna pronunciata in data 22 novembre 2018 dalla Corte di assise di appello di Napoli, relativa a delitti commessi nell’anno 1997, la cui pena era stata computata nel primo cumulo parziale, in ragione della data di consumazione del reato.
L’amante assassinata per volere della moglie
Il ricorso però è stato dichiarato inammissibile poichè insiste su temi che l’ordinanza ritiene di fatto “preclusi” in assenza di elementi di novità. Nessuna rideterminazione della pena per il boss che vede dunque allontanarsi qualsiasi ipotesi di scarcerazione alla luce delle sentenze più recenti. L’ultima riguarda l’omicidio della sua amante.
Poche settimane fa, infatti, la Corte di Appello ha confermato la sentenza di primo grado condannando all’ergastolo Maria Buttone a 30 anni il marito Domenico Belforte per l’omicidio di Angela Gentile, che aveva avuto una relazione col capoclan.
L’indagine
Nel corso dell’indagine il boss avrebbe confessato e fornito agli inquirenti una traccia importante per le ricerche del corpo della donna. L’attività è già stata avviata con particolare riferimento ai Regi Lagni, anche se per ora l’esito è stato negativo. Insieme al capoclan è sotto processo la moglie Maria Buttone, divenuta a sua volta matrigna della figlia della Gentile, allevata dai Mazzacane e tenuta all’oscuro di tutto fino all’avvio delle indagini della Dda. La ragazza, dopo la scomparsa della madre, è stata cresciuta a casa del boss proprio come una figlia.
Sua madre ha per avuto una relazione con Belforte prima del matrimonio tra il padrino di camorra e la Buttone, ma adesso le indagini stanno evidenziando che quel rapporto era continuato fino a poco prima della scomparsa della donna. Anzi, stando alla ricostruzione della Procura, lo stesso Belforte avrebbe fittato una casa nei pressi di Parco Cerasole a Caserta per Gentile e sua figlia. La Gentile accompagnò la figlia a scuola ma non andò mai a riprenderla e i familiari denunciarono il caso soltanto tre giorni dopo perchè pensavano che la sorella fosse in Germania.