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Mattanza in cella, si apre nuovo fronte: caccia a 100 agenti senza nome

Santa Maria Capua Vetere. Il 9 settembre scorso la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha chiuso le indagini su una prima tranche dell’inchiesta che ha riguardato 120 persone, tra agenti della Penitenziaria, quasi tutti in servizio nel carcere sammaritano, e funzionari dell’amministrazione penitenziaria, ritenuti dagli inquirenti coinvolti nelle violenze sui detenuti avvenute il 6 aprile del 2020.

 

Ciononostante l’attività investigativa sta comunque andando avanti come dimostrano gli avvisi di proroga pervenuti pochi giorni dopo l’avviso di chiusura ai legali degli indagati. Va ricordato che l’indagine, per ora, non è riuscita a dare un nome a oltre 100 agenti presenti quella sera nel carcere. Qualcuno degli indagati, dopo aver ricevuto l’avviso di chiusura indagini, ha deciso di collaborare, facendosi interrogare dai pm che ora stanno cercando di dare un nome e un volto a quegli agenti, venuti dalle carceri Secondigliano e Ariano Irpino, entrati in azione quella sera con caschi e manganelli. Finiti gli interrogatori, l’ufficio inquirente, che intanto ha cambiato Procuratore (ora c’è il facente funzioni Carmine Renzulli mentre Maria Antonietta Troncone è andata a guidare la Procura di Napoli Nord nel vicino comune di Aversa), dovrebbe chiedere il rinvio a giudizio degli indagati.

 

E, probabilmente, proprio il prosieguo dell’indagine – giunta a una seconda fase – potrebbe spiegare il motivo per il quale il Gip ha deciso di non accogliere le istanze di molti avvocati i quali ritenevano, con l’avviso di chiusura, cessate le esigenze cautelari per i propri assistiti. L’inchiesta, comunque, già ora appare molto solida visto che il Tribunale del Riesame di Napoli, dopo gli arresti di giugno, ha confermato quasi del tutto l’impostazione della Procura, annullando solo poche misure cautelari e quasi sempre per mancanza di esigenze cautelari e mai per assenza di gravi indizi di colpevolezza.