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Il ras dei Bellagiò si pente dopo la stangata: ecco quanto rischiava

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE. Potrebbe essere un pentimento “calcolato” quello di Ferdinando Del Gaudio, ras dei Bellagiò, gruppo da sempre dominante nello spaccio di stupefacenti nelle palazzine Iacp di Santa Maria Capua Vetere.

Il capo dei Bellagiò ha deciso di passare dalla parte dello Stato a pochi mesi dalla condanna della terza sezione del tribunale della sua città che gli aveva inflitto 15 anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio. Certo c’era ancora la carte dell’Appello da giocare ma i precedenti rischiavano di schiacciare il ras verso altri lunghi anni di detenzione.

L’ultima inchiesta che lo ha inchiodato ha delineato in maniera precisa l’esistenza di un’organizzazione criminale riconducibile alla famiglia DEL GAUDIO (comunemente detti i “Bellagiò”), operativa nel territorio di Santa Maria Capua Vetere, dedita all’acquisto, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti del tipo cocaina ed hashish.

L’organizzazione dei Bellagiò

Nell’ambito della citata famiglia, due sottogruppi riconducibili a due dei fratelli che, pur condividendo le vicende inerenti al reperimento della sostanza stupefacente da immettere sul locale mercato, provvedevano autonomamente a collocare lo stupefacente presso i diversi spacciatori;

– appurare che i pusher, vincolati all’acquisto della droga da spacciare dal gruppo dei DEL GAUDIO ed al prezzo dagli stessi imposto, provvedevano poi a distribuirla ai propri clienti attraverso il sistema del lavoro “a privato”, cedendo le singole dosi di stupefacenti a favore di clienti consumatori, dietro ordinazioni a mezzo telefono;

– rilevare che la consegna degli stupefacenti, previa acquisizione del prezzo pattuito, avveniva in luoghi concordati del comune sammaritano (es. all’esterno dell’anfiteatro campano, nonché di noti Bar) e dei paesi limitrofi;

– riscontrare come uno dei partecipi, uomo di fiducia del capo-promotore, si occupasse anche di recuperare le somme inerenti alla cessione dello stupefacente dai singoli pusher;

– trarre in arresto in flagranza di reato 4 persone e sottoporre a sequestro diversi quantitativi di sostanze stupefacenti.

I contenuti delle conversazioni captate, che avvenivano attraverso un linguaggio criptico e convenzionale, decodificato dai Carabinieri (lo stupefacente veniva indicato facendo ricorso a termini del tipo “auto”, “macchine”, “scarpe”, “tuta”, “telefoni”), hanno consentito di appurare e fotografare le modalità con cui gli indagati realizzavano l’illecita attività.