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Boss blindato al 41bis: “Rischio contatti con altri affiliati”. Scarcerazione a 88 anni…

 

MARCIANISE. Nella giornata di ieri la Prima sezione penale della Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni con cui a fine aprile aveva confermato il regime del carcere duro per il boss dei Belforte Gaetano Piccolo detto “o’ Ceneraiuolo”. Respinta l’istanza presentata dai legali del 62enne ras, rappresentato dagli avvocati Angelo Raucci e Mariano Omarto.

Il Tribunale ha ritenuto valide le indicazioni contenute nel decreto di proroga, sottolineando, tra l’altro, “come Piccolo Gaetano fosse elemento di vertice della struttura camorristica, inizialmente nota come clan Belforte, che ha la supremazia nella zona territoriale di Caserta, Marcianise e aree adiacenti. In questa logica si è richiamato l’assetto del clan stesso anche dopo la scelta intrapresa da uno dei vertici storici del gruppo, Belforte Salvatore, assetto che metteva capo a Esposito Antonio, già referente maddalonese per conto dei Belforte, attraverso l’attuazione della logica delittuosa collegata a fatti essenzialmente estorsivi”.

 

“Ciò ha dato, pertanto, conto della capacità di un elemento storico di vertice, come Piccolo Gaetano, di riprendere contatti e collegamenti con un territorio in cui erano mutati gli assetti criminali. Il ruolo di Piccolo, in ragione della sua biografia criminale e della intervenuta scelta di collaborazione intrapresa da Salvatore Belforte, risultava dunque immutato e per più versi immutato”

La decisione del Ministro

Peraltro a metà agosto il ministro della Giustizia Marta Cartabia, ha firmato una serie di provvedimenti di proroga del 41bis per appartenenti ad organizzazioni criminali: tra i destinatari anche “O’ Ceneraiuolo”. Il legale di Piccolo, Mariano Omarto aveva preannunciato ricorso, evidenziando la contraddizione tra la decisione ministeriale e il nuovo corso aperto dalla Corte costituzionale sulla possibilità di estendere benefici carcerari ad ergastolani.

La difesa si appella ad alcune lettere inviate all’autorità giudiziaria nelle quali Piccolo fa espressamente riferimento a una dissociazione dalla cosca, pur senza dare avvio a un percorso di collaborazione con la giustizia. Per Gaetano Piccolo il fine pena è fissato al 4 settembre 2050