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“Quel coltello non era mio”: indagini su 2 complici del fermato

 

CASERTA/SAN MARCO EVANGELISTA/CAIVANO. Il quadro potrebbe chiarirsi solo nelle prossime ore. Tra convalida, autopsia da fissare e nuovi video, proseguono spedite le indagini sull’omicidio di Gennaro Leone. Fermato il presunto assassino del giovane pugile, il coetaneo Gabriel Ippolito (19 anni ancora da compiere), si cercano ora possibili coperture e complicità.

Il giovanissimo caivanese, incensurato e ora dentro per omicidio volontario, in caserma avrebbe riferito di non essere arrivato a Caserta armato e che il coltello che ha ferito mortalmente il boxeur di San Marco Evangelista non era suo. Già nelle fasi successive al fermo le attenzioni degli investigatori si erano concentrati su altre due persone vicine a Ippolito, amici che potrebbero essersi trasformati in complici, ma al momento non sono stati presi altri provvedimenti.

Il giallo sul coltello che si è conficcato nella gamba di Leone, recidendo l’arteria femorale e provocando quell’emorragia che purtroppo gli è stata fatale, è uno degli ultimi tasselli da riordinare per delineare i contorni di una morte assurda e crudele.

Da sinistra Ippolito e Leone