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Petrella vive ancora: con la scomparsa terrena dello scrittore si riscoprono i suoi libri

GRAZZANISE (Raffaele Raimondo. Ricorre oggi, 17 agosto, l’onomastico per chi è stato battezzato in onore di San Giacinto Odrovaz, frate predicatore polacco dell’Ordine domenicano vissuto nel XII secolo. “Giacinto”, derivante dal greco antico hyakinthos e mutato in Hyacinthus nella lingua tardolatina, all’origine indicò una “gemma blu” (probabilmente lo zaffìro) oppure un “fiore porpora o rosso”.

Questa data, fino allo scorso anno 2020, non passava inosservata in casa Petrella, benché il festeggiato fosse laico, ma di sicuro riproponeva, da gemma o da fiore, i tratti distintivi e l’indole di uno scrittore/poeta: Antimo Giacinto Petrella, per tutti “il teorico”.

 

Egli, purtroppo, or non è più, ma soltanto nella dimensione fisica, giacché l’animo suo continua instancabile a “cantare” versi di rilevante umanità, seducente garbo, spiccato impegno culturale e civile. Dunque, questa è giornata in cui più vivo si fa il ricordo e il rimpianto di Rosena, l’amatissima moglie, delle due loro brillanti figlie, dei tanti familiari e degli amici che al professor Giacinto Petrella restano profondamente legati. Nulla Rosena gli ha fatto mancare nella lunga fase del declino; tutto le ha dedicato con la premura straordinaria della vera “compagna di vita”.

 

Al tramonto del 2 agosto (giorno del Perdòno d’Assisi), nella chiesa del Protettore, San Giovanni Battista, il parroco don Giovanni Corcione celebrò la S.Messa del Trigesimo in suffragio della sua anima benedetta di Giacinto spentosi il 3 luglio scorso, dopo una lunga sofferenza accettata con grande umiltà. Rito semplice, essenziale, come egli avrebbe preferito.

Altre penne hanno esaltato i pregi dello scrittore, rievocate le “imprese”. Soltanto adesso su queste colonne ci accodiamo, mesti e fieri di lui, appena ricordando i titoli dei suoi libri più noti, pubblicati fra il 1988 e il 2015: Il pomo di Adamo; Favoleggiando; A quel paese; Drammatizzazione e teatro; Romanzo quotidiano; Lascia perdere i sogni. Ad un mese e mezzo dalla dipartita dell’Autore, tornare a leggere questi volumi significa voler scrutare nella mente e nel cuore di chi li diede alle stampe e riscoprirne ansie, amarezze, slanci.

 

La lezione che Giacinto ha lasciato traduce un’idea-forza ineludibile: ogni società ha bisogno di intellettuali che sanno proiettarsi nelle alte funzioni di educatori. In tal modo ritrovano vigore ideali e sfide che non tutti son pronti a difendere ed affrontare. Lo scrittore grazzanisano ha avuto una tale fibra e la lucidità per comunicare lacrime, sorrisi, speranze.

Ed ha operato instancabilmente con la parola (verbum nel miglio senso del termine) e con la scrittura che mette ordine nel pensiero, confeziona messaggi destinati a durare nel tempo, illuminando là dove resistono ombre di qualunque natura. Queste le ragioni per cui i libri del “teorico” meritano d’essere rispolverati e proposti specialmente alle giovani generazioni locali.

V’è, inoltre, un duplice profilo che in particolar modo va còlto nella produzione petrelliana: la fantasia in connubio con la politica. Infatti, se l’attenzione dello scrittore si concentrò sulle favole, come sull’eloquente finzione del teatro, non fu meno vibrante la sua sensibilità favorevole alla “buona politica”, configurandosi un arcobaleno assolutamente non distratto rispetto alla prosaica realtà in cui egli, nel 1946, nacque e dove sempre visse, tranne una gioconda parentesi giovanile nel bellunese.

 

 

E sui problemi del territorio del martoriato Basso Volturno Giacinto Petrella sviluppò forte la sua riflessione e la ricerca degli sbocchi indispensabili all’agognato sviluppo: in un paese, qual è Grazzanise, nel quale il “privato” nei decenni ha “divorato” il “pubblico”, la sua posizione fu, senza sosta, diametralmente opposta. E appunto qui sta la radice del bisogno di una ciclica rievocazione della sua testimonianza: vogliano l’Amministrazione comunale, adesso retta dal sindaco Enrico Petrella, e i sodalizi del posto togliere veli e valorizzare le migliori espressioni culturali antiche e recenti! Sarebbe un polivalente tributo non soltanto a “gemme” e “fiori” autoctoni, ma anche al sempre opportuno risveglio della cittadinanza “consapevole e responsabile” che Giacinto seppe magistralmente coniugare col suo singolare “sense of humour”, egli fra l’altro riconosciuto come inventore della “briscola psicologica” e “specialista in “tagli e acchiti”, nei tempi in cui a Grazzanise si giocava a bigliardo nell’indimenticabile bar Sport di Ludovico.