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Imprenditore arrestato per piantagione di cannabis, liberato dopo poche ore

 

 

CALVI RISORTA/GIUGLIANO. E’ durata poco tempo la detenzione di G.S., noto imprenditore giuglianese di 60 anni, arrestato con l’accusa di aver coltivato una piantagione di cannabis nel terreno di sua proprietà a Calvi Risorta. Ieri si è tenuta l’udienza di convalida al carcere di Santa Maria Capua Vetere: il gip ha convalidato il fermo accogliendo però l’istanza dell’avvocato Poziello e disponendo la liberazione dell’imprenditore con l’unica misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Il pm aveva chiesto la conferma della custodia cautelare in carcere per il 60enne che risponde di produzione e traffico di sostanze stupefacenti. L’uomo era stato arrestato in un blitz dei  Finanzieri della Compagnia di Capua ed i Baschi Verdi della Compagnia Pronto Impiego di Aversa, coadiuvati dalle unità cinofile, che aveva portato al sequestro di un’intera piantagione di “cannabis indica” illegalmente coltivata nelle campagne di Calvi Risorta, costituita da ben 106 piante di altezza variabile tra uno e tre metri.

Da tempo i finanzieri, attraverso mirati servizi di appostamento e osservazione, tenevano sotto controllo l’imprenditore agricolo, conosciuto ai più come coltivatore di alberi da frutta. Il blitz è scattato sul fondo insistente in località Masseria Caparco, ove, all’esito di una prima ricognizione dei luoghi, sono state rinvenute 56 piante di “cannabis indica” di altezza variabile da uno e due metri, nascoste da una fitta vegetazione formata da alberi e piante a foglia larga, condizione particolarmente idonea ad eludere eventuali controlli di polizia eseguiti tramite mezzi aerei. Successivamente, lungo una scarpata accessibile esclusivamente tramite l’uso di funi da arrampicata, venivano rinvenute ulteriori 50 piante di cannabis alte circa tre metri cadauna.

Le oltre 100 piante di cannabis, opportunamente sradicate dal terreno, sono state sequestrate in attesa di essere sottoposte ad analisi chimiche per accertare la percentuale di THC (Tetraidrocannabinolo) in esse contenuto. Il prodotto stupefacente, una volta essiccato e opportunamente lavorato, immesso sul mercato avrebbe fruttato oltre 100 mila euro.