Skip to main content

Clamorosa genesi dell’inchiesta: 2 avevano denunciato per estorsione l’ex boss e pentito Francesco Massaro

San Felice a Cancello. Davvero clamorosi i contorni da cui è partita l’indagine Happy gate che ieri ha portato all’emissione di 11 ordinanze di custodia cautelare, 10 in carcere, di cui 2 non ancora eseguite, una ai domiciliari e 3 indagati.

L’inchiesta DDA ai danni del gruppo guidato dal ras 44enne irreperibile Alessio Biondillo.

Le intercettazioni cominciano nel giugno 2019.

Ma la genesi dell’indagine, da dove sono realmente partiti i carabinieri della compagnia di Maddaloni è a dir poco “choc” ed è nella primavera del 2019.

 

La denuncia per estorsione all’ex boss

 

Tutto nasce da una denuncia presentata presso la suddetta compagnia da parte di Andrea Di Caprio e Pellegrino Biondillo circa un presunto tentativo di estorsione posto in essere, a detta dei denuncianti, da esponenti del clan Massaro, non residenti in zona e sottoposti al programma di protezione.

Nello specifico i due indicavano quale presunto mandante ed esecutore del tentativo di estorsione, l’ex boss e killer Francesco Massaro’75, figlio dell’ex capoclan Clemente Massaro, a sua volta pentitosi per primo.

In base a quella denuncia la successiva attività di intercettazione, sia telefonica che ambientale, non dava alcun riscontro positivo circa il tentativo di estorsione ma invece consentiva di far luce su un traffico di sostanze stupefacenti, cocaina, hashish e altro, avente come fulcro tutta la valle, dove venivano impiegati diversi pusher, tutti collegati tra loro.

D’altronde (come stiamo sostenendo da anni, ormai ci brucia la gola), San Felice a Cancello risulta storicamente una centrale dello spaccio di droga, sia all’ingrosso che al dettaglio, leggiamo nell’ordinanza, e diciamo finalmente: “Interi nuclei familiari avevano vissuto, e continuavano a vivere, dei soliti proventi derivanti dalla predetta attività”.

Di seguito vengono riportate una serie di nomi di famiglie, tra cui i cervinari, cioè i Piscitelli della frazione San Marco e la famiglia Biondillo detti sazioni.

Nell’ordinanza si elencano le operazioni del 2012 quella denominata Manhattan (Volta dei perri) targata fratelli Biondillo, Rino e Gaetano i cugini di Alessio, poi l’anno dopo Poste Pay, quella fuori le Poste con i fratelli Pellegrino e proprio Alessio, ed infine Little Prince, dedicata al Palla, cioè al principino Antonio Palladino, targata 2016 piazza Giovanni XXIII.

 

I pentiti Manomozza e Picc Pocc

Infine vengono riportate le vecchie dichiarazioni di alcuni pentiti, tra i quali Giovanni Turnacco alias a manomozza che parlano della militanza nel mondo della droga da parte dei Biondillo già dall’inizio degli anni 2000.

Si riportano dello stesso tenore anche i verbali di Vincenzo Tardi, alias Picc Pocc e Gelsomina Servodio escussa nel 2007 che riconosce come dediti allo spaccio Rino e Gaetano Biondillo e con loro Franchino Massaro ’86, alias ‘o pecuraro, attualmente detenuto.

 

Insomma i Biondillo partono per denunciare il ritorno dei pecurari, nientemeno che del boss pentito Franchino Massaro ’75, che vive in una località protetta e invece nei raffronti incrociati subiscono l’indagine e si svela il maxi giro a cui fa capo il ras 44enne di via Ponte Trave Alessio Biondillo.

Chissà se De Caprio e Pellegrino Biondillo non avranno raccontato di una incursione improvvisa da parte del temutissimo Franchino Massaro ’75, sceso addirittura nel suo territorio dopo oltre un quindicennio, dopo quello spettacolare arresto di cui fu vittima ad Ercolano per ricambiare un favore al clan Birra, per un tentato omicidio. Sembra la trama di una serie tipo Gomorra (che ha preso spunto spesso  da fatti reali).

Possibile che sia accaduta una cosa del genere? Uno scenario a cui i militari non hanno trovato riscontro e che di fatto si è rivoltato contro le persone che ieri mattina sono state oggetto dell’ordinanza.